Economia

SCOMMESSE IPPICHE, LA UE CENSURA L’ITALIA

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(9Colonne) – Lussemburgo, 29 mar –“L’Avvocato generale Sharpston suggerisce alla Corte di dichiarare l’Italia inadempiente”. E’ questa la conclusione presentata oggi alla Corte di Giustizia delle Comunità europea, dall’Avvocato generale Eleanor Sharpston in merito alla causa che vede coinvolta l’Italia per il “rinnovo di 329 concessioni per l’esercizio delle scommesse ippiche senza gara d’appalto”. Nel 1999 il nostro Pese ha rinnovato 329 concessioni per l’esercizio delle scommesse ippiche senza una preventiva gara d’appalto e la Commissione ha chiesto di dichiarare che “la Repubblica italiana ha violato i principi comunitari di trasparenza e di pubblicità”. All’epoca in cui si sono svolti i fatti la disciplina generale degli appalti pubblici di servizi era stabilita, sul piano comunitario, dalla direttiva 92/50. Fino al 1996, l’ Italia affidava l’organizzazione delle scommesse ippiche all’Unione Nazionale Incremento Razze Equine (Unire), a partire dal 1996 sono stati incaricati i Ministeri delle Finanze e delle Risorse agricole e forestali, nel 1998 un Dpr ha stabilito che si dovessero attribuire le concessioni tramite gara, secondo la normativa comunitaria. In via transitoria, le concessioni attribuite in base al precedente regime sono state prorogate sino alla fine del 1998 o sino alla fine del 1999. Nel 1999 è stato deciso, con decreto ministeriale, di rinnovare le 329 concessioni per un periodo di sei anni a partire dal 1° gennaio 2000. Diffidata dalla Commissione nel 2001 l’Italia ha presentato ricorso alla Corte. A sostegno dell’Italia sono intervenute la Danimarca e la Spagna. L’Avvocato generale Sharpston a conclusione del procedimento, “ritiene che la Commissione abbia dimostrato prima facie l’esistenza dell’inadempimento. Degli obiettivi menzionati dal governo italiano per giustificare la restrizione alla libertà, solo la preoccupazione di evitare le scommesse clandestine può essere considerata, almeno in via di principio, di interesse generale. Ciò nonostante, è difficile immaginare – e la difesa del governo italiano non lo spiega – in che modo il rinnovo o la proroga delle 329 vecchie concessioni senza gara potesse scongiurare il pericolo delle scommesse clandestine, o perché mai la mancanza di trasparenza fosse necessaria a tal fine”.