
Roma – “Mentre prosegue ormai da quattro settimane il fermo di bisarche italiane, nella totale assenza di risposte da parte del governo e della committenza, si profila un vero e proprio tracollo del settore: entro aprile tutte le aziende potrebbero assumere decisioni ultimative, sospendendo o trasferendo l’attività con conseguente perdita di 1200 posti di lavoro”. Così l’Associazione bisarche italiane spiega la situazione drammatica del settore, svelando così qual è la reale situazione distributiva che sta mettendo letteralmente in ginocchio il mondo dell’auto.
E le prospettiva è tutt’altro che rosea: “Dalla recente assemblea di categoria svoltasi a Cassino – spiegano all’associazione Bisarche – sono emerse con un’evidenza che rende doppiamente sconcertante il disinteresse delle istituzioni, le distorsioni di mercato attuate dalla committenza (operatori logistici e primi vettori) che speculano sul settore: a titolo di esempio a chi acquista un’auto ad Avellino (ad esempio una Fiat 500) viene applicato un costo di trasporto per euro 530,00, mentre l’impresa di autotrasporto che effettivamente trasporta l’auto da Fiumicino ad Avellino riceve per quella vettura non più di 17,00 euro. Di qui la pratica impossibilità di far fronte ai costi di gestione delle imprese”.
“Bisarche Italiane ha anche inviato una diffida ai componenti dell’Osservatorio della Consulta invitandoli a elaborare i costi minimi di sicurezza anche per questo settore, sottolineando l’incongruenza di costi minimi definiti per alcuni settori e negati ad altri. L’azione legale intrapresa da Bisarche Italiane invoca la responsabilità oggettiva dei componenti dell’osservatorio, attraverso una valutazione del danno economico che, secondo le prime stime, non sarebbe inferiore áai 3 milioni di euro”, concludono all’associazione.
Sul caso è intervenuta anche l’Unrae, associazione costruttori esteri, per chiedere la sospensione immediata del fermo al Ministero dei Trasporti e al Ministero dell’Interno: “Alla nostra richiesta – spiegano all’Unrae – il Gabinetto del Ministero dei Trasporti ha dato risposta pressoché immediata, sollecitando il Ministro dell’Interno ad intervenire con urgenza per la sospensione del fermo e la messa in atto di azioni sanzionatorie contro i responsabili degli atti illeciti che si stanno verificando ai danni di persone e cose”. Insomma, l’ennesimo braccio di ferro del mondo dell’auto che cooinvolge anche i concessionari: “Un intervento immediato del Governo volto ad arginare gli effetti di questo non più sostenibile blocco dell’autotrasporto”. Lo chiede il presidente di Federauto Filippo Pavan Bernacchi precisando che “lo sciopero delle bisarche, che oramai si prolunga da quasi un mese, sta mettendo in ginocchio i concessionari di autoveicoli, già pesantemente colpiti dalla negativa congiuntura economica e dalla flessione delle vendite”.
“Lo stop degli approvvigionamenti di veicoli – precisa il presidente dell’associazione che rappresenta i concessionari di auto in Italia – sta determinando ritardi oramai ingestibili nelle consegne ai clienti. E i concessionari, in palese sofferenza da mesi, stanno sopportando impropriamente anche gli enormi costi di questo stallo”.
“Stallo” nel vero senso della parola perché oggi si fermeranno a causa dello sciopero delle bisarche tutti gli stabilimenti della Fiat: Melfi, Pomigliano, Cassino e Sevel. A Mirafiori non si lavora per la cassa integrazione.
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