Società

Scioperi in Cina: operai Adidas e Nike si ribellano

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NEW YORK (WSI) – Sta diventando sempre più imponente lo sciopero che da qualche settimana è stato indetto dai lavoratori delle fabbriche di Nike e Adidas, in Cina.

Il Guardian riporta come siano migliaia gli operai che protestano per il fatto di sentirsi sottopagati.

Lo scorso lunedì circa duemila lavoratori hanno iniziato un nuovo sciopero, aggiungendosi ad altri 10 mila di un’altra fabbrica a Yue Yuen nel sud della Cina. In questo complesso vengono prodotti circa un quinto delle scarpe per molti marchi internazionali come Adidas, Nike, Puma e Timberland.

Sono ora in tutto circa 30 mila gli operai che hanno incrociato le braccia nelle varie giornate di sciopero e si tratta di uno dei più estesi mai registrati negli ultimi anni secondo l’associazione non governativa China Labour Watch.

Per anni gli operati non hanno ricevuto i contributi previdenziali e le indennità di alloggio previsti dalla legge cinese.

Geoff Crothall di China Labour Bulletin, un’altra ONG, ha dichiarato: “Il problema è molto diffuso e continua ad espandersi. Vi sono casi in cui le società pagano una piccola parte degli stipendi, altri invece in cui non pagano proprio. Ma il motivo sta nel fatto che molte fabbriche stanno chiudendo, si stanno trasferendo o stanno cambiando proprietà”.

Poi però aggiunge: “Cinque anni fa gli scioperi erano tutti basati sugli aumenti salariali, ora invece le preoccupazioni dei lavoratori sono su cosa potrebbe accadere se la fabbrica dovesse chiudere e sul che tipo di pagamento riceverebbero”.

George Liu, portavoce di Yue Yuen, ha dichiarato ai media cinesi che la ditta aveva offerto come assegno di sussistenza 230 Yuan (circa 40 euro) al mese a partire dal primo maggio. Ha inoltre promesso che sarebbe stato introdotto un piano previdenziale dal prossimo maggio, ma sembra che l’80% dei lavoratori non ha giudicato sufficiente e affidabile questa proposta.

La situazione quindi rimane complessa e molti brand stranieri, come Adidas e Nike, si stanno ora iniziando a guardare attorno, a partire da altre aree cinesi fino ad arrivare al Vietnam e all’Indonesia.