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(WSI) –
Ieri il ministro dell’Economia PadoaSchioppa ha scritto al Messaggero una lunga lettera rivendicando il successo per aver frenato la spesa pubblica. E ha intimato che l’informazione la smetta, con le sue «fesserie a cavallo». Il grande successo della spesa pubblica corrente sarebbe la sua discesa dal 39,9% del 2006 a “ben” il 39,8% nel 2007, un nulla di fronte al quale riesce difficile gridare alla svolta. Le fesserie a cavallo le raccontano lorsignori. Conti del governo alla mano, ecco la verità.
Costi della casta 2007: 8,5 miliardi. Costi nel 2008: 9,7 miliardi. Non c’è bisogno di tante spiegazioni. Per “costi della casta” usiamo il riepilogo delle spese realizzate nel 2007 e autorizzate nel 2008 relative alle amministrazioni centrali. Dunque dal Parlamento, Corte Costituzionale, Quirinale, Presidenza del Consiglio, Csm, Consiglio di Stato, i diversi Tar, Corte dei Conti, e poi le diverse Agenzie governative, le Autorità, gli Enti di ricerca.
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Diciamo pure che l’elenco è incompleto, questo riguarda solo le caste politico-giudiziario-amministrative a livello centrale. Bisognerebbe aggiungervi tutta la panoplia degli equivalenti centri di spesa pubblici a livello locale e territoriale, le cui risorse siano devolute al mantenimento di se stessi e non all’erogazione di servizi. Ma, su quelli, il ministro dell’Economia e il governo Prodi nel suo complesso avrebbero buon giuoco a dire che la responsabilità non grava sulle loro spalle.
Lo scandalo senatori
Dunque, fermiamoci alla casta romana. Altro che contenimento della spesa. Altro che ondate di sdegno dei parlamentari di fronte al qualunquismo di noi gazzettieri sfrontati, ogni volta che scriviamo che è uno scandalo che i senatori abbiano deciso di non rinunciare neppure ai 200 euro l’anno che avevano annunciato di tagliarsi, tanto per gettarci un po’ di polvere negli occhi, e guardandosi bene dal farlo poi sul serio. Le cifre ufficiali sono quelle stesse del governo, elaborate e riaggregate dalla Ragioneria Generale dello Stato. Ebbene quest’anno dalle nostre tasche di poveri contribuenti tartassati usciranno un miliardo e duecentomilioni di euro in più dell’anno scorso per sfamare lorsignori a livello centrale.
E come è possibile che ciascuna delle istituzioni centrali presa una per una abbia passato gli ultimi mesi a rilasciare dichiarazioni e interviste ufficiali, dichiarando che la lezione era stata appresa e che infatti i bilanci per il 2008 sarebbero stati limati, se poi alla riprova dei fatti le poste di spesa autorizzate per ciascuna sono invece superiori? Controllate voi stessi. Cresce la spesa del Parlamento, del Quirinale, della Corte Costituzionale. E qui gli aumenti ci sono comunque, al contrario di quanto annunciato, ma almeno sono contenuti nell’ambito del 2 o 3% rispetto all’anno precedente.
Ma quando si arriva alla Presidenza del Consiglio, alla culla di Romano Prodi che a tutti dovrebbe dare l’esempio, com’è che l’aumento nel 2008 rispetto al 2007 diventa invece dell’ordine del 60%, passando da 942 milioni di euro al miliardo e 535 milioni e mezzo nel 2008? Non è questa, da sola, la più evidente e innegabile negazione dell’incredibile successo vantato dal ministro dell’Economia nella sua lunga perorazione di ieri al Messaggero? Guardate ancora le cifre.
Tra i centri di casta a registrare nel 2008 i maggiori aumenti percentuali sull’anno precedente, anche i signori magistrati mica se la passano male, come smentitori a prova di bomba di ogni linea di rigore. Il Csm registrerà un aumento di spesa dell’ordine del 15% nel 2008, passando da 26 milioni e mezzo di euro a 30 tondi tondi. E poi fatevi una risata, a proposito della mitica cantilena della lotta all’evasione fiscale, la preghiera sempre ripetuta ogni sera e ogni mattina dal governo in carica. Le agenzie fiscali ci costano una sberla di denari in più, nel 2008. Da 3 miliardi e 600 milioni di euro nel 2007 a 4 miliardi e 60 milioni nel 2008.
A conferma di quanto dice e ripete sempre il sottoscritto: la raffica di assunzioni, a migliaia, di nuovi esattori fiscali, e di aggravamenti maniacali e pervasivi delle loro procedure di controllo e persecuzione nei nostri confronti, comportano costi immediati sulle spalle dei contribuenti di gran lunga maggiori di quanto – di qui ai 15 anni in cui si risolve il contenzioso fiscale in cui lo Stato perde due volte su tre rispetto alla sue pretese iniziali di redditi evasi tanto sbandierate alla fine si dimostreranno in grado di incassare per davvero. Perché per tutti gli anni a venire i costi resteranno sulle nostre spalle, mentre le agenzie fiscali perderanno due cause su tre e incasseranno sul serio il misero residuo solo a lungo termine.
Lettura minoritaria
Non mi stupisco affatto che questa lettura delle spese della casta sia destinata a restare minoritaria. È troppo controcorrente rispetto al plauso di cui continua a godere la strategia tutta-tasse, grazie alla quale il governo Prodi oggi fa la ruota per i migliorati giudizi delle agenzie di rating internazionali sul debito. Solo che quelle agenzie guardano solo ai saldi finali, non a come sono realizzati. Che il deficit 2007 sia migliorato grazie a un diluvio di entrate aggiuntive – che deprimono ulteriormente la crescita attesa nel 2008 come ieri ha certificato il Bollettino della Banca d’Italia tutto ciò alle agenzie di rating interessa poco o niente. Ma interessa a noi, invece.
Ci troviamo con i costi della casta ulteriormente lievitati. Con una strategia delle entrate tanto esosa da riabbassare a frazioni di punto la crescita dell’economia reale nel 2008. E per effetto di tutto ciò, con meno crescita, diminuirà anche il gettito delle entrate, in vorticoso aumento dal 2005 in avanti. Col risultato che il governo, a quel punto, per tenere fede ai saldi pubblici di deficit che ha promesso a fine 2008, si troverà a dover scegliere tra un ulteriore aumento delle entrate e i tagli di spesa che sin qui ha solo annunciato, ma non realizzato. E poi saremo noi, quelli che raccontano le fesserie a cavallo? Sul ciuco ci stanno lorsignori dal naso a Pinocchio.
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