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(WSI) – Il Corriere ha suscitato molti interrogativi sulla piazza politico-finanziaria a partire dall’editoriale di Mario Monti su Bankitalia e dintorni, che si presta a essere interpretato come un’offerta di disponibilità al posto di Fazio o anche in un futuro governo. Ci sono poi l’intervista al direttore dell’Economist Bill Emmott, di fatto proposto come guru sovranazionale e la pubblicazione delle intercettazioni di Giovanni Consorte sulla vicenda Unipol-Bnl, che certo mettono i Ds in una luce non proprio positiva.
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Dunque di questo si è parlato tutto il giorno, più a Milano che a Roma. La conclusione provvisoria è la seguente: il Corriere è in fuga solitaria verso tre mete interconnesse, quasi fossero una dentro l’altra: prima di tutto, la difesa del giornale e del suo attuale assetto (almeno in chiave di status quo, e si lascino perdere per ora le complicanze interne al patto di sindacato).
In secondo luogo, l’uscita di Fazio e l’arrivo di Monti (o di Tommaso Padoa Schioppa, detto TPS), il che spiegherebbe come mai il solo Corriere abbia messo sotto i riflettori Consorte (si noti che Repubblica si sta abbastanza defilando dopo aver fatto paginate sull’affaire Lodi): si tratterebbe cioè di bloccare anche l’Opa Bnl, mettendola sullo stesso piano di quella di Antonveneta e drammatizzando al massimo per puntare non al semplice avvicendamento di Fazio ma alla “rifondazione” di Bankitalia, per la quale non basta certo la successione soft con Vincenzo Desario, che sappiamo gradita al centrodestra.
Terzo: la nascita di un “soggetto riformista”, una sorta di nuovo Pri (quindi poteri laici e forti) con leader come Rutelli e Follini (che tranquillizzano i cattolici) e gradito alla bella compagnia dei Montezemolo-Della Valle, e forse anche De Benedetti.
E Prodi? È un po’ in difficoltà a tenere assieme tutti (tenuto conto che con il giro laico-Mediobanca non è mai stato in rapporti stretti, anzi), ma con l’intervista di oggi al Sole 24 Ore ha cercato un posizionamento differente: ha detto che di questa vicenda l’unica cosa che gli interessa è la riforma di “tutte” le authority italiane, punto e basta. Da notare che sull’Opa Bnl non proferisce parola e che analogamente non pronuncia mai le parole “Fazio” e “dimissioni”.
Egli dunque sembra restare un leader alternativo al disegno corrieresco, un leader di un più tradizionale centrosinistra “cattocomunista”. Che non piace a S&P, al Financial Times, all’Economist (e qui si torni all’intervista di Emmott che definisce Prodi “inefficace”), giornali che tra l’altro sono stati le vere bestie nere della “monarchia” Prodi su Bruxelles. Infine, in questo scenario milanese di fantapotere prossimo venturo, anche l’Economist avrebbe un suo obiettivo, minimo ma molto pratico: la conquista olandese di Antonveneta, in nome di quella regolarità e trasparenza del mercato europeo che sono al centro dell’editoriale di Monti. E qui il cerchio si chiude.
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