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(WSI) – Paolo Scaroni prepara un ricco regalo per il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Secondo quanto risulta a Finanza & Mercati, infatti, l’amministratore delegato di Eni sarebbe orientato ad aumentare di almeno un miliardo i dividendi distribuiti dalla compagnia il prossimo anno. Per le casse pubbliche si tratta di un’iniezione diretta (cioè escluse le imposte) da 300 milioni, distribuiti tra il Tesoro, che controlla il 20% della società, e la Cassa depositi e prestiti, che ha in mano un altro 10 per cento.
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In soldoni, significa che a giugno l’Eni potrebbe aumentare il monte dividendi del 29%, tanto è il rapporto dell’incremento da un miliardo rispetto ai circa 3,4 miliardi distribuiti quest’anno (tenendo anche conto del 5-6% circa di azioni proprie nelle casse della compagnia). A livello di singola azione, l’incremento rispetto ai 90 cent di competenza 2004 si traduce in circa 26 centesimi. Considerando che l’interim dividend, staccato lunedì scorso, si è fermato a 45 centesimi (la metà del precedente), nel giugno 2006 il dividendo dovrebbe essere di almeno 71 centesimi (i restanti 45 più i 26 incrementali).
«Si tratta di un aumento assolutamente plausibile», commenta Armando Iobbi di Centrosim. Anzi per qualche operatore potrebbe addirittura essere «deludente», nel senso che il consensus sugli utili netti 2005 parla di qualcosa come 9,3-9,4 miliardi di euro. E si tratta ancora di stime prudenziali, che non considerano cioè la prevedibile accelerazione dei risultati nel terzo trimestre 2005 (Goldman, per esempio, stima un aumento del 60% dell’adjusted net income a 2,8 miliardi). Ma con queste previsioni, rispetto ai 7,3 miliardi registrati nell’ultimo esercizio, significa un incremento nell’ordine del 27-29%, ossia in linea con il tasso di crescita del monte dividendi lasciato intendere da Scaroni.
Rispetto a tali indicazioni, di conseguenza, un aumento dei dividendi da un miliardo consentirebbe a Eni di mantenere il livello di pay out attorno al 47%, lo stesso di quest’anno. Intanto, a festeggiare con le cedole della compagnia guidata da Paolo Scaroni potrebbe esserci anche Banca Intesa che lo scorso 21 ottobre ha incrementato la propria quota nel capitale di Eni al 5,2% (sia a titolo di proprietà diretta sia indiretta, con Caboto al 3,24%), rispetto al 2,08 dichiarato precedentemente. In realtà, «si tratta di normale attività finanziaria a breve», hanno spiegato dalla banca. Niente a che vedere, perciò, con le voci che circolavano la scorsa settimana, relative ad attività di dividend washing e dividend trading in previsione della cedola staccata lunedì.
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