Rimandati i tagli alla casta, ma una bella sforbiciata alle pensioni sì. La scure della manovra si abbatte anche contro gli assegni previdenziali più modesti, da 1.400 euro al mese. In totale, il provvedimento riguarda più di 13 milioni di italiani. Il dubbio sorge spontaneo. Se la scelta di stoppare la rivalutazione delle pensioni viene fatta da una classe politica che ha deciso di non riunciare nemmeno a una fetta della sua lauta torta, si tratta di una decisione necessaria oppure di un furto? Anche perché non è tutto. La manovra varata dal Consiglio dei inistri prevede anche l’allungamento dell’età minima pensionabile, mentre insieme alla delega per la revisione del sistema fiscale viaggerà la riforma dell’assistenza sociale. Le conseguenze, soprattutto sul sistema di revisione delle pensioni di reversibilità, per i cittadini potrebbero non essere delle più piacevoli.
Leggi la bozza di delega per la riforma assistenziale e previdenziale
Sistema pensionistico – Per quel che riguarda il capitolo pensioni, il decreto per la correzione dei conti pubblici riporta nero su bianco lo sotp alla rivalutazione nel biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, ossia 2.300 euro al mese. Per le pensioni più basse – tra 1.428 e 2.380 euro al mese – la rivalutazione che tiene conto del tasso di inflazione sarà invece pari soltanto al 45%: in sostanza si mettono la mani in tasca anche a chi percepisce le pensioni più basse. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel 2009, i pensionati titolari di un assegno previdenziale superiore ai 2mila euro equivalgono al 15,6% del totale. Questo pacchetto di misure, nel triennio 2012-2013, dovrebbe garantiere una minor spesa cumulata pari a 2,2 miliardi.
Età minima pensionabile – Ma la mazzata sulle pensioni non riguarderà soltanto la rivalutazione degli importi previdenziali. Infatti, dal 2014, si allungherà l’età minima pensionabile di almeno tre mesi a causa dell’anticipazione dell’agganciamento automatico alle speranze di vita. La misura, nei fatti, si traduce in una fase di prima attuazione in un posticipo di tre mesi del momento del pensionamento: il risparmio per le casse dello Stato sarà pari a 200 milioni nel 2014. Il risparmio cumultavio, invece, tra il 2014 e il 2020 è stimato intorno a 2 miliardi di euro. C’è poi il capitolo del risparmio sul lungo periodo, dal 2021 in poi, quando partirà il graduale incremento del requisito per il pensionamento delle lavoratrici del settore privato. Tra il 2021 e il 2030 i risparmi cumulati arriveranno a 13 miliardi; nel decennio successivo (2030-204) si dovrebbero aggiungere altri 19 miliardi di minore spesa.
Riforma assistenza – Per quel che riguarda la riforma dell’assistenza, la ‘ratio’ è differente: il fine è tagliare i sussidi ai ‘furbetti’ per dare soldi a chi più ne necessità. Ma per farlo sarà necessaria una rivoluzione e una razionalizzazione di tutto il sistema, con ricadute anche sul fronte della previdenza. Così, per esempio, la revisione dei criteri per le invalidità, ma anche gli indicatori della situazione economica di ciascun cittadino e dei requisiti reddituali e patrimoniali che servono per l’erogazione delle prestazioni, verranno rivisti. E con loro verranno rivisti anche i principi attuali per l’assegnazione delle pensioni di reversibilità, tramandate ai coniugi, che costano ogni anno ben 34 miliardi di euro alle casse dello Stato.
Le critiche di Bonanni – Sulla sforbiciata alle pensioni sono subito piovute le critiche. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha spiegato che “il provvedimento deve essere corretto. La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell’inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento – ha aggiunto -, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile”.
Copyright © Libero. All rights reserved
*****************
Pensioni, Vendola: “Patrimoniale per ceti medio-bassi”. Cgil: “Ci mobiliteremo”
Anche il segretario Cisl Raffaele Bonanni si scaglia contro il provvedimento: “Il blocco è socialmente ingiusto, il governo deve modificarlo”. L’Inps in una nota, poi, precisa che “le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%”
“Il blocco delle pensioni è inaccettabile e ci opporremo anche con la mobilitazione”. La Cgil boccia in toto la norma che prevede una stretta al 45% dell’indicizzazione per gli assegni di valore compreso tra 3 e 5 volte il minimo, quindi anche di poco superiori ai 1.400 euro mensili. “E’ una misura iniqua – dichiara Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil con delega al welfare e alle pensioni – vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. E’ il segno – continua – di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza”.
L’Inps, però, fa sapere attraverso un comunicato che le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo (nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili) saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380.
“Quando uno osserva il contenuto vero della manovra capisce, guardando ad esempio l’incredibile vicenda del blocco delle pensioni, che si tratta della patrimoniale sui ceti medio-bassi del nostro Paese”. A dirlo è Nichi Vendola di Sel, che aggiunge: “Questa è la patrimoniale sui poveri. Nient’altro”. Il governatore della Puglia ne ha anche per i tagli agli enti locali. “La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di Regione, di Province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. La manovra – prosegue il leader di Sel – era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica.
A scagliarsi contro il blocco delle pensioni è anche il Pd. “La misura colpirà 5 milioni di pensionati da 1.400 euro lordi al mese, che netti fanno 1.000 euro. Almeno. Perché – dichiara Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro del Pd – alla stretta si aggiungerà il peso di una serie di misure che ricadranno particolarmente sugli anziani”. Poi aggiunge il deputato del partito democratico “il blocco delle pensioni è solo una delle norme, c’è il ticket che pesa, soprattutto, sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l’aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti”. Infine, l’opposizione pone l’accento sui tagli agli enti locali. “C’è il colpo pesantissimo e insostenibile a Comuni, Province e Regioni, con 10 miliardi di tagli che vanno ad aggiungersi ai 13 miliardi dello scorso anno. Tutti gli amministratori, anche quelli leghisti, hanno gia’ annunciato che dovranno tagliare i servizi sociali e assistenziali”. Secondo l’Idv “lo stop alle rivalutazioni delle
pensioni è un vero e proprio insulto a 13 milioni di pensionati – aggiunge il parlamentare dipietrista Felice Belisario – molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese”.
A ribadire quanto sia allarmante per le fasce deboli il blocco delle pensioni è anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni: “Il blocco delle rivalutazioni delle pensioni è socialmente ingiusto. Governo e Parlamento devono correggere il provvedimento. La norma che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell’inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile”.
Copyright © Il Fatto Quotidiano. All rights reserved
**************
Le pensioni fino a 1400 euro? Saranno rivalutate al 100%
A due giorni dal varo della manovra economica, si delineano i provvedimenti tesi alla diminuzione del debito pubblico. A far discutere sono oggi le norme sulle pensioni. Secondo l’Inps le pensioni più basse saranno rivalutate al 100%, mentre quelle nella fascia tra i 1428 e i 2380 euro avranno una rivalutazione del 45%. Ma l’opposizione insorge. Da Pd a Fli dure critiche alla manovra: “Così si colpiscono i più deboli”. E la Cisl accusa: “E’ una norma socialmente ingiusta. Il Parlamento corregga questa iniquità”.
Roma – A due giorni dal varo della manovra economica, si delineano i provvedimenti tesi alla diminuzione del debito pubblico. A far discutere sono oggi le norme sulle pensioni, che, stando alle indiscrezioni, colpiranno non solo le pensioni d’oro, come annunciato dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Mentre alcuni parlano di stretta anche sugli assegni previdenziali da 1.400 euro al mese, l’Inps ha precisato che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo – ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili – saranno rivalutate al 100%. Quelle nella fascia fino a 2.380 saranno invece rivalutate al 45%. La norma inoltre interesserà circa 4,4 milioni di pensioni, su un totale di circa 16 milioni di assegni erogati.
Il meccanismo di rivalutazione “La rivalutazione automatica delle pensioni è stata variamente modulata negli anni – ricorda l’Inps – Nel 1995 addirittura il Governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il Governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo. La manovra ha adottato un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all’entità della pensione”.
Pd: “Manovra inaccettabile” L’opposizione però insorge, contro il provvedimento che, stando alle anticipazioni usciteL’attacco parte dall’ex ministro del Lavoro e deputato del Pd Cesare Damiano, che sostiene: “E’ inaccettabile una ulteriore stretta sulle pensioni”. Nella manovra , osserva Damiano, “c’è un intervento pesante che colpisce non le pensioni ricche ma quelle medie, una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento”. Malumori anche in Fli: il capogruppo in commissione Bilancio alla Camera, Nino Lo Presti, sottolinea che la stretta è “una misura che andrà a gravare sulle piccole pensioni e che creerà ancora più disagio nelle fasce più deboli”, mentre il vicepresidente dei deputati dell’Udc, Gian Luca Galletti dice che “si colpiscono i soliti noti. O si mette mano alle riforme vere o continueremo ad andare contro le fasce più deboli. Basti pensare che dopo tante promesse non c’è in questo provvedimento nulla per la famiglia”. Secondo l’Idv, inoltre, “la manovra è una truffa, scarica il peso sul prossimo governo, non contiene misure strutturali, non rilancia l’economia ed offende pure i cittadini. Taglia sanità e scuola ma non i costi della politica. Un’offesa, una beffa ai danni dei cittadini da parte di una casta sempre più arrogante”.
Il no della Cisl “Il Governo ed il Parlamento devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni”, chiede il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sul tema delle pensioni, “La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell’inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni”. Il numero uno della Cisl si aspetta ora “un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile”.
La norma sulle pensioni Il decreto per la correzione dei conti pubblici prevede la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese (il minimo della pensione Inps 2011 è di 476 euro al mese), mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tenere conto dell’inflazione, ma solo nella misura del 45%. A ciò si aggiunge l’allungamento dell’età minima di pensione che dal 2014 salirà di almeno tre mesi con l’anticipo dell’agganciamento automatico delle speranze di vita.
Copyright © Il Giornale. All rights reserved