Società

Saviano denuncia: “delegittimato se vai contro il governo”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Roma- “Se ti poni contro il governo, sarai criticato? No, quello sarebbe legittimo, sarai delegittimato”. E’ quanto sostenuto da Roberto Saviano nel corso del suo intervento al Festival del giornalismo di Perugia, parlando della ‘macchina del fango’.

“Una macchina – ha detto – che usa termini allegri come ‘gossip’ e diffonde il messaggio ‘guardate che queste cose le fanno tutti, tutti hanno scheletri nell’armadio, tutti sono sporchi’, in modo che alla fine – ha concluso – nessuno appaia sporco davvero”.

************************

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

da La Repubblica di Leonardo Malà

Troppo piccolo il vecchio teatro del Pavone per Roberto Saviano, troppo pochi i trecento posti che i sistemi di sicurezza hanno lasciato a disposizione. Resta fuori anche chi si è messo in fila alle sette di sera, bloccando la centralissima piazza della Repubblica, lungo il corso di Perugia. Tutti per ascoltare, sostenere e applaudire lui, Roberto Saviano, la prima star del V Festival internazionale del giornalismo 1.

Basta il suo arrivo sul palco a zittire i fischi di chi è rimasto fuori. Un ritorno reciprocamente atteso da Saviano e da Perugia, un rapporto cominciato lo scorso anno, in coppia con Al Gore, e proseguito stasera con un atto d’accusa contro altri atti d’accusa, quelli fatti su ordinazione, la cosiddetta “macchina del fango”. Saviano parla della delegittimazione vista dall’alto a una platea per buona parte delegittimata dal basso, giovani cittadini esclusi dai meccanismi del potere, brillanti neolaureati, giovani studenti che difficilmente avranno giustizia dei loro meriti. Perché il potere degli anni Duemila, in Italia, non tollera il contraddittorio, a tutti i livelli, alti, bassi e perfino infimi.

Saviano parla del gossip, l’edulcorazione della calunnia, parla del tabù del denaro, il chiavistello per denigrare chi ha successo, parla ancora della macchina del fango che si nutre della frustrazione di chi non ce l’ha fatta a emergere. Un fango tinto di rosso, all’epoca delle Brigate Rosse e del regime di Ceausescu, un fango nero che colpisce gli ultimi figli della destra.

Affonda le unghie, Saviano, prendendo spunto dalla vicenda di Nicola Cosentino e Stefano Caldoro, cita le intercettazioni di chi ha cercato di delegittimare l’attuale governatore campano passando dalle porticine dei blog, lasciando aperti gli spifferi della maldicenza sulle sue abitudini sessuali. Prosegue con la grottesca rievocazione dei baci sessantottini di Ilda Boccassini fino alle voci incontrollate messe in giro dopo il delitto Vassallo, roba dei giorni nostri. Non è più solo, Saviano. Prima di salire sul palco ha incontrato Anabel Hernandez, una giornalista messicana che in conferenza stampa ha raccontato di essere stata minacciata di morte da un ministro del suo Paese.

Il finale è rivolto a tutti, ognuno preso singolarmente, al filtro che ciascuno può sistemare sulle bocche che sparano fango, perché gli schizzi non rovinino tutto. Perché, se dal letame nascono i fiori, perfino dal fango possono nascere utili attrezzi domestici. Basta prenderlo per quello che è: fango, appunto.

Copyright © La Repubblica. All rights reserved