(9Colonne) – Roma, 11 set – La nuova campagna vitivinicola italiana, dopo il primato della precocità, potrebbe annoverarsi nelle statistiche anche come la più scarsa degli ultimi trent’anni in termini produttivi. E’ quanto emerge dalla seconda ricognizione effettuata congiuntamente da Ismea e Unione Italiana Vini, che attesta la produzione a 43,5 milioni di ettolitri, con una flessione del 12% rispetto all’annata precedente (49,6 milioni di hl). “Questo dato – specifica Arturo Semerari, presidente Ismea – elaborato nella prima settimana di settembre, rivede verso il basso le nostre stime di inizio estate, che comunque avevano già evidenziato un calo produttivo, in quanto la prolungata assenza di precipitazioni, congiuntamente ad altre avversità atmosferiche, ha influito notevolmente. Dopo le anomalie legate alle temperature decisamente sopra la media, sia in inverno sia in primavera, anche l’estate ha portato il suo buon carico di problemi ai vigneti, spaccando in due l’Italia. Le regioni settentrionali, infatti, hanno avuto un agosto costellato da numerose precipitazioni anche a carattere temporalesco, con grandinate a macchia di leopardo, mentre al Sud il clima ha continuato ad essere caldo e siccitoso”. La vendemmia ha preso l’avvio in tutta la Penisola nella prima metà di agosto. L’anticipo di 15-20 giorni, stimato mediamente per le prime fasi fenologiche, si è sostanzialmente mantenuto anche per l’invaiatura. “La campagna attuale – spiega Andrea Sartori, presidente dell’Unione Italiana Vini – per volumi produttivi potrebbe essere paragonata a quella del 2003, ma al di là di questa similitudine, che potrebbe assegnare la maglia nera all’una o all’altra, le due annate hanno avuto un decorso molto differente. Mentre infatti nel 2003 la flessione produttiva era quasi interamente attribuibile a un’estate torrida estesa a tutta la Penisola, che aveva anticipato la maturazione e innalzato la gradazione delle uve, l’annata 2007 è stata caratterizzata da una precocità già nelle primissime fasi, mentre il clima di agosto, piuttosto instabile soprattutto al Nord, non ha favorito le alte gradazioni delle uve”.