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S&P taglia outlook Usa. Ma a perdere è l’euro, non il dollaro

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Legnano – Torna la paura sui mercati in seguito principalmente a due fatti.
Il primo arriva dalla Grecia: il governo ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale di considerare l’ipotesi di una ristrutturazione del proprio debito, in modo tale da poter avere più tempo a disposizione per tentare di sistemare i propri conti ed evitare così il rischio di default, che avrebbe effetti devastanti sul sistema finanziario europeo e mondiale. Si tratta, in soldoni, di andare a postergare le scadenze dei titoli di debito e di ridurre i tassi di interesse da corrispondere su questi.

Questo ha cominciato a far pesare la moneta unica europea, che ha perso terreno contro la maggior parte delle altre valute, in attesa di venire colpiti dalla seconda notizia, potenzialmente di più grande portata ancora, relativa al downgrade dell’outlook sul debito americano a “negative”, rilasciato ieri dall’agenzia Standard&Poor’s.

La reazione a tale notizia è stata chiaramente una fuga dal rischio, con borse vendute ed altissima volatilità sul mercato dei cambi, che ha visto inizialmente una reazione negativa del dollaro americano, seguita però da una forte ripresa su tutti i fronti in concomitanza di fortissimi acquisti di oro, che ha confermato se mai ce ne fosse bisogno, quanto in situazioni come quella attuale esso ricopra il ruolo di bene rifugio per eccellenza. Qui abbiamo davvero sfiorato la quota di 1.500 dollari l’oncia per poi ripiegare in maniera abbastanza importante.

Tutta questa volatilità ci fa capire quanto il mercato sia nervoso e confuso soprattutto per quanto riguarda i trend di medio periodo, che risultano, su alcuni strumenti finanziari -cambi in primis, molto difficili da individuare. Questo non deve essere visto come un male o come un fattore di impedimento per noi che facciamo trading, in quanto come più volte ribadito, l’attenzione della gran parte degli operatori si è spostata sul breve periodo, in grado di far partire fiammate di movimenti di reazione a particolari notizie, guardati da analisti che sperano sia la volta buona per la partenza di qualche movimento direzionale, ma che ci danno la possibilità di operare nell’intraday o sull’orizzonte di qualche giorno fornendo ottimi spunti, soprattutto basati sulla rottura di punti tecnici di breve.

Dal punto di vista della pubblicazione di dati macroeconomici, non c’è stato nulla degno di attenzione durante le ultime 24 ore, a parte il rilascio delle minute della Bank of Australia, che ha chiaramente fatto intendere che non procederà ad ulteriori rialzi dei tassi di interesse in quanto, nonostante l’outlook globale presenti grandi incertezze, essi risultano appropriati, il che ha portato a un deprezzamento del dollaro australiano. Attenzione oggi ad inflazione canadese e ad immobiliare americano.

Lo scompiglio creatosi sul mercato ieri pomeriggio ha contribuito ad approfondire la correzione della moneta unica. Come abbiamo visto infatti i giorni scorsi, dopo non essere riuscito nell’intento di oltrepassare stabilmente 1.45, l’euro ha cominciato un movimento di correzione che è andato addirittura ad oltrepassare l’area di supporto indicata da una buona serie di fattori. Nonostante quest’area abbia tenuto ai primi tentativi, sia 1.43 che 1.4250 non hanno retto ai commenti di S&P, riportandoci al di sotto di 1.42.

Come abbiamo visto quindi la linea di tendenza che con così grande precisione seguiamo da settimane è stata infranta in un pomeriggio. Questo movimento potrebbe essere solamente il primo di una serie di segnali che potrebbero portare ad un’inversione del movimento visto sino da metà gennaio e che trova come primo livello obiettivo 1.4050, area su cui si sono concentrati una serie di massimi e poi minimi durante la fase di salita.

Oltre questo, come dicevamo ieri, potrebbe venire in nostro soccorso il più importante livello di ritracciamento di Fibonacci, il 38.2%, a 1.39 che, una volta raggiunto, potrebbe confermare l’effettiva inversione. Nonostante la linea di tendenza sia evidentemente compromessa, crediamo che un ritorno al di sopra dell’area vista ieri, come supporto, potrebbe riportare fiducia sulla moneta unica (più che altro questo potrebbe avvenire con un allontanamento dello spettro dell’avversione al rischio).

Così come il dollaro anche lo yen, nelle fasi di incertezza, guadagna terreno, portando così ieri il UsdJpy all’ennesima giornata negativa (7 su 8 giornate). Ciò che è risultato interessante è stato il test perfetto di quel livello di supporto a 82.20, a cui facciamo riferimento da qualche giorno, consegnatoci da una trendline delle settimane passate. Ancora una volta sembra che intorno a 82 si concentrino delle forze contrastanti. Consideriamo oggi 83 figura come livello per una ripresa del dollaro. Questo livello è dato dalla linea di tendenza che racchiude il trend negativo delle ultime giornate oltre che dalla media veloce su grafico a 4 ore.

Il risultato di questi due movimenti in calo è visibile sul cambio EurJpy che ha approfondito vistosamente ieri un percorso negativo incominciato due settimane fa. Il movimento è andato addirittura 50 pips oltre le nostre peggiori aspettative, avendo indicato in area 117 il livello di supporto e avendo di fatto raggiunto i prezzi 116.50. Ora ci troviamo con un movimento laterale al di sopra del supporto, venutosi a creare durante le ore notturne: crediamo che l’apertura, questa mattina, della sessione europea potrà chiarire con facilità se ci troveremo a fare i conti con un nuovo ribasso, oltre il supporto, con potenziale di raggiungimento dell’altro livello chiave a 114.90.

Anche il cable ha risentito della ripresa del dollaro ieri. Anche in questo caso siamo giunti oltre il livello più interessante di supporto, 1.6240, salvo poi assistere durante la serata ad un lento ritorno all’interno della fascia di range mantenuta dal cambio nelle ultime settimane. Il livello appena visto potrebbe risultare ancora interessante per le prossime ore, data la conferma fornitaci nelle ultime ore, così come 1.6280 potrebbe essere un interessante livello di ripresa del cambio.

Abbiamo assistito ad un nuovo scivolone sul cambio EurGbp, osservando come ancora una volta la rottura di 0.88 figura sia risultata importante per anticipare il movimento. Non dimentichiamo che il primo livello di supporto chiave è dato da 0.87.

Il franco ha avuto vita facile ieri contro la moneta unica, meno nei confronti del dollaro.

Il cambio EurChf non ha confermato il movimento pensato di doppio minimo a 1.2850, continuando a ribasso e giungendo perfettamente all’ultimo livello indicato come supporto a 1.2750. Ora la moneta unica si trova di fronte ad un bivio importante: la rottura definitiva di 1.2730-50 potrebbe riportarci ai minimi storici, così come la tenuta dar vita ad un percorso rialzista.

Il cambio UsdChf ha visto confrontarsi in un campo molto ristretto due valute piuttosto forti ieri. Il range mantenuto negli ultimi giorni, compreso fra 0.89 e 0.8990, è stato confermato di nuovo. Dato un range così preciso e ristretto crediamo che non passerà molto tempo prima di una rottura.

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