New York – L’economia fiacca spagnola e’ in una “crisi di proporzioni enormi”, secondo quanto riferito da uno dei ministri del governo, con la disoccupazione che ha raggiunti i livelli piu’ alti degli ultimi 20 anni, salendo al 24%.
Le vendite al dettaglio sono crollate per il ventunesimo mese di fila, con la recessione che sta compromettendo in maniera irrimediabile le spese al consumo. “Le cifre sono orrende per tutti e per il governo. La Spagna e’ in una crisi di proporzioni enormi”, ha detto durante un’intervista radiofonica il ministro degli Esteri Jose Manuel Garcia-Margallo.
L’agenzia di rating Standard & Poor’s, intanto, ha declassato per l’ennesima volta il debito sovrano della Spagna, stavolta di due gradini, arrivando a BBB+. A motivare la decisione è il rischio che Madrid sia costretta ad innalzare l’ammontare del suo debito pubblico e debba sostenere le banche iberiche. L’agenzia parla di un “rischio di sostenibilità per il sistema bancario”. Intanto la disoccupazione nel paese iberico e’ balzata al 24%.
La notizia e’ giunta da New York dopo la chiusura di Wall Street. Le conseguenze sui mercati, per i riflessi negativi che il declassamento potrebbe avere sull’Europa, dove Spagna e Italia sono sorvegliate speciali per la dimensione del loro Pil, potranno essere verificate e valutate soltanto all’apertura delle borse asiatiche. I futures S&P sono passati subito in negativo, a quota 1390.60 (-5.50) -0.39%. In calo -0,30% anche la quotazione eur/usd.
“Crediamo in un deterioramento delle condizioni di bilancio spagnole, in un periodo di contrazione dell’economia, in contrasto con le nostre precedenti stime”, si legge nella nota ufficiale dell’agenzia di rating. “Allo stesso tempo notiamo una crescente possibilità che il governo spagnolo debba provvedere a ulteriori misure di supporto per il settore bancario. Pensiamo dunque che ci sia il crescente rischio di assistere ad un aumento del debito pubblico”.
Si tratta del secondo downgrade per la Spagna da parte di Standard & Poor’s da inizio anno, dopo l’intervento del 13 gennaio, quando fu colpita anche la Francia e altri paesi europei. Da allora i rendimenti sul decennale spagnolo sono passati dal 5,22% al 5,83%, mentre i valori per la Francia sono rimasti praticamente stabili, sotto il 3%. Un duro colpo se si pensa che nel gennaio 2009, quando S&P decise di strappargli la AAA, i rendimenti dei titoli iberici erano al 4,13%.
Il 23 aprile la banca centrale spagnola aveva ufficializzato che nel primo trimestre del 2012, il Pil aveva subito una contrazione pari a -0,4%, dunque evidenziando la fase di debolezza nella quale imperversa il sistema economico del paese. In precedenza il Premier Rajoy aveva dichiarato che non verrà raggiunto il deficit target del 4,4%, accordandosi dopo qualche giorno con i ministri delle Finanze dell’Eurozona per un nuovo obiettivo del 5,3%.
Nel dare la decisione in giornata Standard & Poor’s ricorda che potrebbe procedere a un nuovo downgrade per la Spagna, “in caso venisse a mancare il supporto politico necessario per le riforme previste. In aggiunta, potremo procedere a tagliare ulteriormente il rating in caso la posizione del paese con l’estero, o la sua competitività, dovesse tardare a raggiungere quella dei partner commerciali, obiettivo importantissimo perché la Spagna si inserisca in un percorso economico sostenibile con crescita dell’occupazione”.