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Russia valuta default ‘strategico’

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NEW YORK (WSI) – La Russia ha un piano per rilanciare l’economia, ma se non funzionerà, c’è sempre un’altra via: quella del default strategico. Il Cremlino ha infatti perso accesso al credito dei paesi occidentali e non può rifinanziarsi con i creditori internazionali più così facilmente.

Ma Mosca sa benessimo che in qualche modo gli interessi vanno pagati. Si tratta di migliaia di dollari di interessi. È un po’ come se il paese fosse già in default. E i creditori sono gli stessi europei e americani che hanno imposto sanzioni contro i russi.

Insomma il presidente Vladimir Putin non avrebbe nulla da perdere se la Russia facesse default sul debito pubblico ora. Anzi, provocherebbe il collasso dell’intero sistema finanziario dell’Occidente.

Il progetto per decidere il futuro ecomomico immediato di Mosca è stato presentato al Consiglio di Sicurezza russo dal suo autore principale, Sergey Glasyev, uno dei principali consulenti del Cremlino.
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I tre punti cardine del programma, che prevede rivendicazioni economiche e commerciali pesanti contro i paesi occidentali colpevoli di aver imposto sanzioni contro Mosca, riguardano nell’ordine:

– la presa in considerazione di una moratoria parziale o completa dei servizi di prestito e investimento provenienti dai paesi (occidentali) coinvolti nel persistente congelamento di asset privati di banche e società russe.

– il ritiro di asset russi da Ue e Usa, almeno sul breve, sempre come risposta agli affronti dell’Occidente. La Russia detiene asset in valute estere in alcuni paesi che sono sotto la giurisdizione della Nato per un ammontare complessivo di 1.200 miliardi, di cui 800 miliardi in debito a breve termine. Il loro congelamento potebbe essere parzialmente controbilanciato dalla contromossa russa di fare lo stesso con gli asset Nato presenti in Russia, che sono pari a 1.100 miliardi di dollari.

– l’idea di tornare a favorire l’interesse di chi investe capitale straniero in Russia. Gli alti tassi di interesse praticati dalla Banca centrale russa hanno allontanato gli oligarchi russi, spingendoli a rivolgersi all’Occidente per chiedere denaro in prestito. In Eurozona e Usa i tassi sono decisamente più bassi, una trappola ‘concorrenziale’ in cui Mosca è caduta in pieno, complice la sua stessa banca centrale.

In pratica quello che propone Glazyev è che il presidente Vladimir Putin assuma il controllo dei poteri della banca centrale per impedire che gli speculatori trasferiscano il credito a fini improduttivi. Mosca dovrebbe inoltre imporre controlli di capitale.