Sulla questione del gas, la Georgia lancia un monito agli altri Stati europei nei confronti della Russia: “Se la Georgia può subire un aumento politico dei prezzi del gas – afferma il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili – così qualsiasi altro Paese europeo può subirlo domani”. In precedenza, nel suo intervento all’Europarlamento, il presidente tende una mano a Mosca per risolvere le tensioni che oppongono i due Paesi, ma al contempo riafferma la posizione filoccidentale della Georgia, che punta a lungo termine a entrare nell’Ue. La Georgia non intende pagare alla Russia il prezzo di 230 dollari per mille metri cubi, chiesto per le forniture di gas dal 1° gennaio 2007. Lo annuncia il primo ministro georgiano, Zurab Nogaideli, spiegando che si tratta “di un prezzo politico. Non pagheremo 230 dollari – prosegue Nogaideli – perché questo non è un prezzo commerciale allorquando e in questo stesso preciso momento alcuni dei nostri vicini stanno pagando, in termini reali, 65 dollari e altri 110”. Il riferimento, fatto da Nogaideli in una conferenza stampa tenuta all’Europarlamento, è agli altri Paesi dell’Europa orientale e la denuncia del richiesto rincaro come di un fatto politico è già fatta a più riprese da Tbilisi. Ma mai, come ieri, il presidente si spinge a dire chiaramente che la Georgia non pagherà il nuovo importo reclamato da Gazprom (quello attuale è di 110 dollari). “Alla fin fine, non è una cosa drammatica – aggiunge Nogaideli – e credo che potremo trovare la maniera di eludere questo prezzo politico”. I diversi progetti georgiani prevedono la diversificazione degli approvvigionamenti e un maggiore impiego di elettricità generata in proprio. Due giorni fa il premier dice che intenderebbe dimezzare già nel prossimo anno la dipendenza energetica dalla Russia, attraverso una serie di accordi con Azerbaijan, Iran e Turchia. Intanto i consiglieri Nato segnalano in un documento che la Russia potrebbe cercare di costituire un cartello di produttori di gas esteso dall’Algeria all’Asia centrale per utilizzarlo come arma politica nelle trattative con l’Europa. Lo riferiscono ieri fonti dell’alleanza. L’allerta su una sorta di “Opec del gas” sostenuta dalla Russia giunge da un rapporto segreto della commissione economica Nato presentato all’alleanza la settimana scorsa. Secondo le conclusioni del dossier, la Russia, che fornisce un quarto del gas all’Europa, sta cercando di riunire Algeria, Libia, Qatar, Paesi dell’Asia e forse l’Iran in un cartello che disporrebbe di un enorme potere sul mercato del gas. Questo rafforzerebbe la posizione di Mosca nei rapporti con l’Europa e, in particolare, con vicini come Ucraina e Georgia, che Mosca vuol dissuadere dall’avvicinarsi a organismi occidentali quali Nato e l’Unione europea, dicono le fonti. Il documento “cita il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che avrebbe detto in incontri riservati con alti funzionari russi”, dice una fonte che vede il rapporto, riferendo del potere politico che un cartello del genere otterrebbe.
Un portavoce della Nato non vuole commentare la questione perché riservata. Il Financial Times scrive per primo dell’esistenza del rapporto, in un articolo pubblicato ieri. Una fonte dell’alleanza afferma che costituisce il punto di vista di esperti di diverse capitali, piuttosto che un’opinione condivisa ufficialmente dalla Nato, sottolineando come non siano indicati suggerimenti su come la Nato dovrebbe reagire.