Un consorzio tra Gazprom, Rosneft e Zarubezh Neft per creare un’unica grande società statale per l’esplorazione e l’estrazione di risorse energetiche tramite piattaforme marine. E’ un progetto ventilato sabato scorso durante la periodica riunione del consiglio di sicurezza presieduta dal presidente russo, Vladimir Putin, secondo indiscrezioni pubblicate ieri dal quotidiano Kommersant. Un progetto, ricorda il giornale, di cui già si discute nel 2005, ma che ora sembra vicino alla realizzazione, anche se rimane l’ostacolo della demarcazione dei confini con altri Paesi, sul mare di Barents, sul mare di Azov e sul mar Caspio. L’iniziativa, sempre secondo Kommersant, mira a fronteggiare il progressivo esaurimento delle risorse energetiche terrestri per ricavare nel 2020-2030 oltre 100 miliardi di tonnellate di idrocarburi. Si tratta di sfruttare, in particolare, giacimenti come quelli di Sakhalin1 e Sakhalin2. Per quest’ultimo Royal Dutch Shell, il gruppo anglo-britannico che ha la maggioranza di Sakhalin-2, avrebbe proposto proprio in questi giorni al gigante energetico russo Gazprom di cedere la quota di maggioranza del maggior progetto di investimenti esteri in Russia. Nello stesso tempo Putin riapre la possibilità per le società energetiche straniere di partecipare al progetto Shtokman per l’estrazione di gas sul mare di Barents, che Gazprom annuncia all’inizio di ottobre scorso di volere sviluppare da solo. “La questione non è chiusa, può essere rivista nuovamente se i partner stranieri presentano proposte interessanti”, osserva Putin, secondo quanto riferisce il Moscow Times. Lo stesso quotidiano riporta l’ipotesi, smentita però dal Cremlino, che la selezione delle società straniere possa essere in qualche modo collegata alle negoziazioni con gli Usa per l’ingresso della Russia nel Wto, per il quale Washington dà disco verde il 19 novembre scorso ad Hanoi. In ogni caso per i dirigenti di tre delle cinque società interessate al progetto Shtokman (la francese Total, la statunitense ConocoPhilips e la norvegese Statoil) “non c’è niente di nuovo da parte russa”. Intanto Gazprom potrà svolgere in Iran non solo attività esplorative, ma anche di produzione del gas. Lo riferisce il vice ministro dell’Industria ed Energia russo, Ivan Materov, il quale partecipa a una sessione della Commissione intergovernativa russo-iraniana sulla cooperazione economica. “Ci sono molte possibilità che Gazprom – spiega Materov – si impegni nella produzione. L’Iran è interessato alla realizzazione di una joint venture con Gazprom, ma desidera una partecipazione maggiore e ciò è oggetto di trattative”. Il vice ministro non vuole fornire maggiori particolari sui possibili contratti né sui prezzi.
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