Da gennaio ad oggi il rublo si è apprezzato del 7,7 per cento in termini reali rispetto ad una media delle principali monete. Lo ha precisato il primo vicegovernatore della banca centrale russa, Aleksei Uliukaiev. Il governo russo si è impegnato a far sì che la moneta nazionale – con il vento in poppa grazie ad una crescita annua sul 6 per cento dovuta soprattutto al caro-petrolio e caro-gas – non si rafforzi piu’ del 9 per cento nel 2006. “Il limite del 9 per cento non sarà superato”, ha assicurato Uliukauev mentre nelle stesse ore il premier Mikhail Fradkov ha promesso che nei prossimi tre anni si prenderà di petto il problema dell’inflazione (adesso sul 10 per cento all’anno). Fradkov ha indicato che nei primi nove mesi del 2006 la crescita è stata del 6,7 per cento mentre la produzione industriale è aumentata del 4,3 per cento. Il premier si è detto soddisfatto dell’incremento degli investimenti stranieri nell’economia russa che nei primi nove mesi dell’anno in corso sono stati pari a 27 miliardi di dollari. Intanto dopo Shell, Exxon e Total il ministero russo delle Risorse Naturali se la prende con la Lukoil, la principale compagnia petrolifera privata del Paese, per presunte violazioni ambientali. Gli ispettori del ministero hanno riscontrato varie “irregolarità” in 21 giacimenti che la Lukoil sfrutta nella repubblica autonoma di Komi e nel distretto autonomo di Khanti-Mansiisk: in quelle due regioni (la prima nell’estremo nord, la seconda negli Urali) la ricerca e lo sfruttamento del greggio andrebbero a braccetto con inquinamento a tutto spiano e allegro disboscamento abusivo. Le “irregolarità” sono così gravi – ha avvertito un portavoce del ministero – che Lukoil rischia di non potervi porre rimedio e di perdere quindi le licenze per lo sfruttamento di quei giacimenti. Il ministero delle Risorse Naturali non si è limitato ai controlli ecologici e oggi ha chiesto al fisco russo di verificare se Lukoil paga tutte le tasse dovute per i suoi giacimenti. Gli esperti di energia sospettano che l’improvvisa e grintosa offensiva contro Lukoil non sia dettata da preoccupazioni ecologiche da parte delle autorità (finora piuttosto insensibili su questo versante) ma rientri in una spregiudicata strategia del Cremlino per rafforzare a tutti i costi la compagnia petrolifera statale Rosneft: ad una filiale di Rosneft, Severnaia Neft, farebbero in effetti parecchio gola i giacimenti di Lukoil nella repubblica di Komi e nel distretto di Khanti-Mansiisk. Non c’è ad ogni modo dubbio che l’operazione anti-Lukoil sia direttamente o indirettamente pilotata dal Cremlino: a settembre il presidente Vladimir Putin ha espressamente chiesto al ministro delle Risorse Natural Iuri Trutnev di prendere tutte le misure appropriate nei confronti delle compagnie energetiche che non rispettano gli accordi delle licenze.