Società

ROUBINI: S&P500, PREVEDO NUOVI MINIMI

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*Brani dal discorso tenuto
all’Annual Risk management
conferenze di Laguna Beach
il 9 marzo 2009. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Da sei mesi vado ripetendo
che, nonostante la brusca caduta
delle Borse, ci sono forti rischi
di nuovi rovesci. I rally dell’Orso
sono perciò destinati a spegnersi
sotto l’incalzare di dati macro
peggiori del previsto, di utili in calo
e di notizie shock in arrivo dai
mercati e dalle società. È probabile
che gli utili per azione per il
2009 (Eps) per i titoli S&P 500
oscillino tra i 50 e i 60 dollari (ma
qualcuno dice addirittura 40).

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A quale multiplo prezzo/utili può
corrispondere questo dato? È sensato
pensare che, in epoca di recessione
a U, il multiplo dovrebbe
scendere tra 10 e 12. Perciò anche
nel caso migliore (cioè eps a 60,
multiplo 12), l’indice non dovrebbe
stare sopra quota 720. Nel caso
di un eps a 50, con un multiplo di
10 si scende, come è ovvio, a quota
500. In parallelo, il Dow Jones potrebbe
oscillare tra i 7 e i 5.000
punti. Questi ragionamenti, però,
io li facevo quando l’S&P era vicino
a 900, il DJ a 9.000, prima che
venisse infranta la barriera dei
7.000 punti.

Ma va preso in seria considerazione
un altro scenario macro: la depressione
ad L. In tal caso non va
esclusa, sia negli Usa che sui mercati
globali, un ulteriore calo dei listini
nell’ordine del 40-50%. Ma in
uno scenario del genere l’ultima cosa
di cui preoccuparsi è l’andamento
del mercato azionario. Avremmo
da fronteggiare, infatti, un’emergenza
disoccupazione a due cifre,
non inferiore al 15%. Di contro, si
può pensare che la robusta azione
di stimolo dell’economia in Usa ed
altrove porterà alla ripresa prima
del previsto.

È difficile credere, però,
che le economie, alle prese con
la deflazione, possano registrare
nel 2010 una ripresa accompagnata
da grossi utili aziendali; anche
in uno scenario a U la crescita non
sarà superiore all’1% in Usa, vicina
allo zero in Europa e Giappone.

Certo, è vero che il mercato azionario
tende a toccare i minimi con
un anticipo tra i sei e i nove mesi
prima della fine della recessione.
Perciò gli ottimisti che prevedono
la ripresa nella seconda metà del
2009 pensano ad una ripresa su basi
già solide. Ma questa recessione
non finirà prima del 24esimo mese
(dicembre 2009). Più probabile che
nel 2010 la disoccupazione aumenti
ancora e che la crescita si assesti
tra lo 0 e l’1% cosicché si resti per
tutto il 2010 in una recessione tecnica. In tal caso, il fondo, non verrà
toccato prima della fine del 2009 o
nel corso del 2010.

Poi non sempre il mercato anticipa
di 6-9 mesi la congiuntura. Nell’ultima
recessione l’economia toccò
il fondo nel novembre 2001, la
ripresa prese forza nel 2002 ma la
Borsa si mosse solo nella primavera
del 2003, con 18 mesi di ritardo.
Potrebbe capitare ancora: nel
2010 avremo una ripresa anemica,
condizionata dalla presenza di forze
deflattive che freneranno i profitti.

È facile che nel 2010 ci saranno
movimenti laterali, accompagnati
da più di una falsa partenza del rally
del Toro. Perciò, è probabile che
nei prossimi 12-18 mesi vedremo
nuovi minimi. E che la ripresa si
manifesterà solo quando ci saranno
segnali convincenti del fatto
che la recessione ad U non degenererà
in una depressione ad L. Fino
ad allora aspettatevi nuovi minimi
e tanta volatilità.

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