ROMITI ARALDO DELLA LIBERTA’ DI STAMPA

di Redazione Wall Street Italia
10 Settembre 2002 15:34

Hdp è una società la cui importanza, controllando tra l’altro il primo quotidiano italiano, non può esser sottovalutata. Ma il tormentone mediatico che vi ruota da sempre intorno offre spunti da romanzo d’appendice.

E’ capitato così che prima della crisi Fiat si leggesse a lungo della volontà torinese di togliere a Mediobanca la regia del patto di sindacato. Secondo i “bene informati”, allora era Maranghi il cattivo, troppo vicino a uomini del Cav. Poi che in realtà era Gemina a volersi difendere da Mediobanca, e per questo si alleava col gruppo Riffeser per bloccare l’ingresso a quello Caltagirone. Poi ancora che la lettera di Gianni Agnelli del maggio scorso, escludendo le modifiche suggerite da molti osservatori, fosse un’altolà a tutti i sodali del Cav. dovunque si volgessero. Mercé un’intemerata davanti ai soci di Hdp dello storico “capo cdr” di via Solferino, la solfa è cambiata ancora.

Il cavallo di Troia del Cav. sarebbe ora il gruppo Ligresti, e santi difensori della libera informazione i suoi strenui oppositori. Superfluo richiamare l’attenzione ai fatti. Al di là delle chiacchiere, il patto costruito da Mediobanca ha funzionato negli anni, anche dopo l’ingresso dei Romiti, come equilibrata garanzia di autonomia del Corrierone. Non sarebbe stravolto dall’ingresso di un dodicesimo soggetto.

Ma su un punto il compiacimento è legittimo. “Il nostro è un paese chiuso e gerontocratico”, fu l’acido commento di Massimo D’Alema quando Cesare Romiti divenne presidente Rcs.

Leggere ora che chi per decenni è stato plurideprecato come manager-mastino, si trattasse del licenziamento dei 61 alla Fiat o dell’elezione del suo candidato D’Amato in Confindustria, è finalmente riconosciuto per un equilibrato garante di libertà d’intrapresa e di pensiero, e leggerlo proprio sulle tribune che più di tutte hanno brillato denegandone le virtù liberali, è una di quelle ironiche soddisfazioni che la storia raramente riserva. A tutto merito di Cesare Romiti. Che dei tanti Girella moralisti cronici, ci scommettiamo, è il primo a sorridere. Anche quando finalmente lo elogiano.

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