I fasti del ”bull market” sembrano essere ritornati. E’ questa la sensazione che emerge da una recente inchiesta del Financial Times sulla ripresa di un’attività tipica del mercato toro: il day trading.
Si tratta di una strategia di trading in cui l’investitore entra ed esce dalla posizione su un titolo in un arco temporale molto limitato (ore o addirittura minuti) ed effettua numerose transazioni nel corso della stessa giornata.
“Sebbene siamo ancora distanti dalla popolarità che riscuoteva il fenomeno negli anni ’90 – afferma Chris Tsui, della società specializzata Bright Trading – il numero di day trader cresce di settimana in settimana”.
Un importante segnale sul risveglio dell’attivita’ arriva dai volumi di transazioni che vengono effettuate quotidianamente presso i broker online. Negli ultimi mesi la media giornaliera e’ sensibilmente aumentata. Nel secondo trimestre del 2003, ad esempio, E*Trade ha registrato un incremento di ben il 42% e CyberTrader, del gruppo Charles Schwab, del 20%.
L’approccio al day trading, tuttavia, ha subito alcuni cambiamenti. Gli investitori ora sono generalmente piu’ prudenti, e molti di essi addirittura rifiutano l’etichetta del day trader, preferendo quella piu’ dignitosa di “pros”.
La nuova categoria, riferisce Don Bright, di Bright Trading, e’ piu’ “seria”. “C’e’ stata una mutazione culturale negli investitori, che hanno abbandonato lo stile della scommessa per adottarne uno piu’ professionale”.
La volatilità e i volumi sono ancora le grandezze osservate piu’ da vicino. Ma la maggior parte dei trader ora si concentra su uno o due titoli, e non su venti, come accadeva qualche anno fa. E praticamente nessuno effettua un numero di transazioni particolarmente elevato, come 500 al giorno.
A controllare l’attivita’ al momento sono gli swingers, investitori che mantengono la posizione su un titolo per alcune ore. Hanno invece perso popolarita’ gli scalpers, la cui strategia era quella di entrare e uscire nell’arco di pochi minuti.
Dal momento che il tratto caratteristico dei nuovi day trader e’ la maggiore prudenza, i cambiamenti nell’approccio all’investimento non potevano non influenzare l’attivita’ dei broker. Molti hanno incrementato i propri programmi di formazione: E*Trade, ad esempio, fornisce anche consulenza.
Piuttosto in voga, inoltre, sono i programmi Black Box, sistemi informatici che consentono di acquistare e vendere un titolo automaticamente. Altri broker sono diventati piu’ selettivi, alzando la somma di denaro necessaria per effettuare una transazione.
L’introduzione da parte del Nasdaq del Super Montage, una piattaforma di trading integrata, e la crescita degli ECN (electronic communication network), come Instinet, hanno poi contribuito non poco a cambiare il “terreno da gioco”.
“Adesso gli investitori osservano quasi tutte le quotazioni degli ECN – riferisce John Tanzman, capo trader di E*Trade -. E cercano di farsi un’idea generale sulla direzione che prenderà un titolo piuttosto che saltare continuamente dentro e fuori una posizione”.
Sebbene la “professione” sta di nuovo guadagnando legittimita’ agli occhi della comunità finanziaria, molti osservatori sono scettici sulla possibilita’ che possa tornare ai livelli del periodo d’oro.
Un day trader di successo oggi riesce a guadagnare 250-600 mila dollari all’anno, circa un quarto di quello che avrebbe realizzato alla fine degli anni 90. “Ma sono solo una manciata – avverte Tanzman – quelli che riescono davvero a fare soldi”.