Società

RIPRESA: TORNA L’EUROPA A DUE VELOCITA’

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Sembra esser tornata la dinamica di “una Europa a due velocità” sulla ripresa economica, osserva il settimanale The Economist con un articolo di commento sui dati del Pil del secondo trimestre dell’Unione e dei suoi maggiori stati. Tuttavia la trasposizione di questa immagine, che negli anni passati veniva utilizzata sulla velocità nell’integrazione economica, potrebbe non essere del tutto adeguata oggi: in futuro i paesi dell’area euro saranno sempre più dipendenti tra loro.

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Come insieme Eurolandia ha limitato la flessione del Pil del secondo trimestre a uno 0,1 per cento. Germania e Francia sono già lanciate in avanti, mentre le altre due maggiori economie, l’Italia e la Spagna arrancano e continuano ad accusare contrazioni del Pil.

In particolare, guardando alla penisola “gli esportatori italiani di tessili e mobili troveranno i loro prodotti difficili da agganciare a un rimbalzo che dipende in parte dalle spese per investimenti della Cina”. Problematica anche la situazione in Spagna, dove la forte componente di crescita legata al settore immobiliare rende difficile sfruttare una ripresa che dipende anche da Asia e dal commercio internazionale.

Ma sul lungo termine il quadro è meno incoraggiante anche per Francia e Germania. “Oltre la seconda metà di quest’anno i margini di cui dispongono per distanziarsi ulteriormente dal resto dell’Unione appaiono più limitati”. L’export tedesco non può poggiare solo sulla domanda asiatica, servono anche altri grandi mercati, come Usa, Gb, est Europa, che però “non spenderanno più come prima”. La disoccupazione aumenterà in entrambe le due maggiori economie dell’area euro e secondo i dati della Commissione gli esportatori francesi hanno perso quote di mercato negli ultimi anni.

“Per ora i paesi centrali dell’eurozona appaiono orientati a fare meglio di quelli periferici. Ma America e Gb sperano di trovare la loro strada fuori dalla recessione e l’Asia emergente si sta lentamente muovendo verso canali di domanda internazionali. Questo – conclude The Economist – significa che in futuro le economie di Eurolandia saranno ancor più dipendenti le une dalle altre”.

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Bce/Bini Smaghi: Crolli Pil portano economie indietro di 5-10 anni

Sgonfiamento bolla, Italia arretra a livelli 1999

Roma, 20 ago. (Apcom) – Il crolli del Pil innescati dalla crisi economica mondiale portano le varie economie indietro di diversi anni, e l’Italia “indietro di dieci anni, ai livelli del 1999”, ha affermato Lorenzo Bini Smaghi, componente del Comitato esecutivo della Bce durante un convegno organizzato da “Cortina incontra”.

“Si è sgonfiata una bolla”, mentre la crisi ha messo in rilievo “un modello di sviluppo non sostenibile, sia sull’economia ma anche”, ha spiegato Bini Smaghi. Un modello in cui si era creata la convinzione “che si potesse crescere indebitandosi. Sono stati creati nuovi strumenti della finanza che hanno permesso ai cittadini di indebitarsi”.

Ora si è innescato un processo di sgonfiamento, “un processo di deglobalizzazione che ci porta indietro di cinque o dieci anni – ha aggiunto – che porta indietro l’Italia di dieci anni, ai livelli del 1999”.