Dopo la Cina, anche la Svizzera ha fatto sapere di volere dalle sue due principali banche livelli di patrimonializzazione ben piu’ corposi rispetto a quelli, farsa adottati dal comitato di Basilea III a inizio settembre.
In un rapporto di 148 pagine, la commissione incaricata dal Consiglio federale di trovare soluzioni per limitare i rischi legati alle imprese “too big to fail” (troppo grandi per fallire) ha messo nero su bianco le cifre richieste: il coefficiente patrimoniale che Credit Suisse e Ubs dovranno raggiungere deve essere pari al 19% contro il 7% preteso da Basilea III. In pratica, i due istituti dovranno detenere ciascuna almeno il 10% di attività sotto forma di capitale ordinario e riserve mentre un altro 9% dovrà essere ricondotto a bond convertibili. La tempistica e’ invece identica: la scadenza e’ fissata al 2018.
Le due banche, che detengono nei loro libri (a bilancio) passivita’ pari a oltre quattro volte il PIL nazionale di $540 miliardi, sono appunto identificate come le principali imprese svizzere “troppo grandi per fallire” e si si sono dette fiduciose di riuscire a rispettare i parametri richiesti sebbene Ubs abbia reso noto che potrebbe non pagare dividendi per i prossimi due anni.
Secondo gli analisti, le nuove regole (che devono essere approvate dal Parlamento) potrebbero pesare sulla capacita’ dei due istituti di competere nel campo dell’investment banking. L’idea delle autorita’, infatti, e’ proprio quella di spingerli a concentrarsi sul meno rischioso private banking.
“Le misure rafforzeranno nel lungo termine la capacita’ di resistenza e competitivita’ del sistema finanziario svizzero”, ha commentato il presidente della Banca Centrale Svizzera, Philipp Hildebrand. Ma la Swiss Bankers Association (SBA) spinge le autorita’ competenti affinche’ anche il resto del mondo adotti misure ulteriori per prevenire i rischi legati a istituti troppo grandi per fallire, il tutto in vista del G20 di novembre.
“Con l’intenzione di evitare una disparita’ nella competitivita’ (di UBS e Credit Suisse rispetto al resto del settore) la SBA si aspetta che le autorita’ svizzere operino in modo tale da spingere verso una implementazione delle misure a livello internazionale”, si legge in un comunicato dell’associazione.
Patrick Raaflaub, direttore della Swiss Financial Market Supervisory Authority si e’ detto fiducioso che anche altri paesi seguiranno le decisioni assunte in Svizzera.