Economia

Riforma pensioni al blocchi di partenza: a dicembre si aprono le danze

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Per le pensioni si aprono ufficialmente le danze. Dal prossimo mese di dicembre e fino al mese di marzo del 2022 si riscriverà la riforma delle pensioni, che dovrà consentire più flessibilità in uscita dal 2023.
È con la promessa di un tavolo di confronto che si è chiuso ieri l’incontro di ieri del premier Mario Draghi con i segretari di Cgil, Cisl e Uil, in presenza dei ministri Daniele Franco, Andrea Orlando e Renato Brunetta.

I sindacati hanno messo sul tavolo tutti i temi aperti, dalle tasse, alle pensioni, fino al precariato. Ma sulla previdenza hanno chiesto risposte immediate. Al tavolo, il ministro dell’economia Daniele Franco ha quindi ribadito che nella legge di bilancio non ci sono le risorse per affrontare una riforma strutturale delle pensioni ma, questa è la novità, assicura la disponibilità ad avviare il confronto sulla Fornero già a partire da dicembre.

La partita delle pensioni si gioca su due binari

La partita sulle pensioni si giocherà su due binari. Dalla prossima settimana si aprirà un tavolo al Mef per vedere se ci sono margini per ritocchi in manovra, per i gravosi e l’Ape social ma anche per misure a costo zero che possono iniziare ad aprire la strada alle pensioni di garanzia per i giovani (revisione dei coefficienti di trasformazione per il futuro, misure per facilitare la pensione integrativa come il silenzio assenso).

L’altro tavolo, quello per eliminare “le storture” della Fornero, che avrà invece un orizzonte più ampio da attuare molto probabilmente con la legge di Bilancio dell’anno prossimo. Quindi dal 2023.

Al momento le opzioni sul tavolo sono diverse. Tra queste:

  • possibilità di uscita a 63 o 64 anni privilegiando il ricalcolo contributivo o limitando la platea a chi ha maturato pensioni sufficientemente alte,
  • ipotesi simili alla Quota 102 (64 anni di età e 38 di contribuiti) modificando i due requisiti,
  • pensione anticipata con 41 anni di contributi e vincolo anagrafico (si parla di 63 anni),
  • abbassamento dell’età per la pensione di vecchiaia (per esempio a 64 anni) lasciando invariato quello contributivo.