Economia

Riforma catasto: rischio stangata sulle seconde case

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Settimana calda sul fronte fisco con l’ipotesi accreditata da più parti che l’esecutivo guidato da Mario Draghi metta in campo una riforma del catasto, molto invocata ma in versione light.

Riforma catasto Draghi: cosa prevede

Cosa significa? Che l’intenzione di Draghi e dell’esecutivo sarebbe quella di fare solo un primo passo sul catasto, nella riforma del fisco, inserendo nella delega dei principi ispiratori che si limitino ad indicare la direzione verso la quale l’esecutivo vuole andare su un tema, quello del valore degli immobili, che attende una riforma dal 1989.

Il problema fatto emergere all’interno del Parlamento è che dalla riforma catastale si arrivi ad un aumento delle tasse, Imu in testa. Il problema è che la riforma catastale che sembra voler Draghi significherebbe rivalutare le vecchie rendite catastali ai valori di mercato e passare dai vani ai metri quadri significa praticamente far salire l’Imu sulle seconde case. Molto spesso accade che il valore di mercato di un immobile non coincide con quello catastale. Le rendite catastali difatti fotografano il mercato di fine anni ’80 e da allora ci sono città e quartieri in cui i prezzi sono cresciuti o diminuiti per questo si è resa necessaria una riforma.

Riforma catastale: cosa pensano i partiti

Immediata la reazione dei vari partiti alla riforma catastale voluta da Mario Draghi.

“Noi chiediamo al presidente Draghi di non aumentare nessuna tassa mai. Mai permetteremo di aumentare l’Imu, la tassa sulla casa, sui negozi, sui capannoni che sono già super tassati. E sulle bollette della luce e del gas, invece che andare in giro col monopattino elettrico, il Governo ha il dovere di tagliare l’Iva e le tasse sulle bollette della luce e del gas e lo può fare domani mattina – ha affermato il leader della Lega Matteo Salvini –. Chiediamo a Draghi di mantenere l’impegno preso quando è nato questo Governo: nessun aumento di tasse. Chiediamo subito, nei prossimi giorni, un intervento del Governo per togliere almeno una parte delle tasse sulla bolletta della luce e del gas perché rincari del 40% per famiglie, negozianti e imprenditori non sono pensabili”.

“La revisione catastale non sia uno strumento per introdurre nuove tasse sulla casa, sarebbero inaccettabili – ha commentato il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani –. Le riforme necessarie per favorire la crescita del Paese sono la riforma del fisco, della giustizia e della burocrazia”.

Anche Giuseppe Conte, leader del Movimento cinque stelle. “Noi abbiamo bisogno di digitalizzare e semplificare tutta la pubblica amministrazione. In prospettiva anche il catasto va riformato, digitalizzato, però che nessuno pensi che questo è il momento e in prospettiva di aggravare le tasse per quanto riguarda i cittadini” ha affermato Conte parlando della riforma del catasto e del rischio che questo si traduca in una nuova tassa per i cittadini possessori di immobili.

Nella schiera dei preoccupati figura anche Domenico Mamone, presidente del sindacato datoriale Unsic (Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori) secondo cui la riforma del catasto appare “illogica per almeno quattro motivi”.

“L’aumento degli estimi catastali coinciderebbe, per paradosso, con il lungo periodo di crollo del valore delle abitazioni e soprattutto dei locali commerciali, sempre più danneggiati dal commercio elettronico; il mercato immobiliare, che in futuro soffrirà anche il decremento strutturale della popolazione, ne uscirebbe ulteriormente a pezzi e ciò renderebbe più poveri gli italiani, per i quali il mattone resta la primaria ricchezza”.

“Aumentare la tassazione sugli immobili, a cominciare dall’Imu sulle seconde case detenute da un italiano su cinque, accentuerebbe la desertificazione dell’entroterra e delle zone montane del nostro Paese, dove le abitazioni nei paesi d’origine rappresentano già un costo insostenibile di cui moltissimi italiani si vorrebbero liberare; un fenomeno che avrebbe ricadute negative anche sul turismo”.

“L’aumento del prelievo fiscale penalizzerebbe le nuove generazioni che ereditano immobili di cui spesso non sono in grado di provvedere economicamente persino alla loro gestione e manutenzione; è noto, infatti, come oggi, a differenza degli anni Sessanta, molti figli non riescano ad eguagliare i genitori per qualità del lavoro e reddito”

“L’aumento della tassazione cadrebbe in una crisi economica determinata dal periodo pandemico che mostra ancora evidenti ferite economiche e sociali; con la riforma catastale varierebbe anche l’Isee, con pesanti ripercussioni sociali, si pensi alla mensa scolastica o alle tasse universitarie ”.