(9Colonne) – Roma, 3 lug – Tredici anni di emergenza, ben 950mila tonnellate di rifiuti che allo scorso maggio risultavano ancora non smaltiti in tutta la regione Campania e, infine, un procedimento di infrazione aperto dalla Commissione europea nei confronti del nostro Paese per non aver creato una rete di impianti di smaltimento idonea ad assicurare un adeguato livello di protezione dell’ambiente e della salute nella regione. Sono questi i dati essenziali per descrivere la cronicità dell’emergenza rifiuti in Campania, che ha meritato un secondo intervento con decreto da parte del governo e che ha richiesto oggi di accelerare le decisioni del Parlamento con il voto di fiducia. Ma ecco i punti principali del decreto legge. In primo luogo, l’individuazione dei siti da destinare a discarica per i rifiuti solidi urbani (anche speciali purché non pericolosi) fino alla fine dello stato di emergenza: Serre, in provincia di Salerno, Savignano Irpino in provincia di Avellino, Terzigno in provincia di Napoli, S. Arcangelo Trimonti in provincia di Benevento. Quindi, la previsione di un piano per il ciclo integrato dei rifiuti, alternativo ad un piano industriale, così come prospettato nel decreto di alcuni mesi fa. Il Piano dovrà essere varato dalla Regione entro 90 giorni d’intesa con il Ministero dell’Ambiente, indicando i siti di compostaggio e regolamentando la produzione del fos (frazione organica stabilizzata) di qualità. Infine, il divieto di localizzare ulteriori siti di smaltimento diversi da quelli contemplati dal decreto e la riapertura, solo provvisoria, della discarica di Difesa Grande di Ariano Irpino per soli venti giorni, al termine dei quali verrà disposto un intervento di bonifica, dopo la chiusura definitiva, da 5 milioni di euro. Inoltre, nei comuni in cui non vengano predisposte per il 2008 le tariffe o la tassa che dovrà coprire interamente il costo di smaltimento ordinario, si prevede l’intervento di un commissario ad acta che dovrà indicare le tariffe. Altra misura sanzionatoria, in caso di inerzia dei comuni che manchino di applicare le tariffe, anche lo scioglimento del Consiglio comunale, che di fatto verrebbe meno alla doverosa attuazione del bilancio. Ed infine, ultimo, ma cruciale punto del decreto, le disposizioni a tutela e salvaguardia delle aree protette della regione, a cominciare dal parco nazionale del Vesuvio.
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