“Mio padre? E’ la persona più onesta che abbia conosciuto. E’ la persona più onesta del mondo. Mi ha insegnato una cosa: paga sempre prima, paga sempre tutto e prima. E’ quello che faccio. Che ho sempre fatto. Ed è quello che sempre farò. Ecco, questo è Ricucci padre e questo è Ricucci figlio”.
Stefano Ricucci, in una lunga intervista al TEMPO, racconta se stesso. “In Italia è un reato se non hai il doppio cognome. Mi chiamo Ricucci, ho sempre lavorato nella massima trasparenza, nel massimo rispetto delle regole, sempre nell’ambito delle leggi. (…) Volevo fare l’imprenditore, era il mio sogno. L’ho fatto, lo sto facendo. Oggi sogno di crescere ancora, tutto qua”. “Si può imparare da tutti. Da Della Valle, da Montezemolo, da Tronchetti. Da tutti. Ma non accetto lezioni di trasparenza da nessuno. Della Valle, che tanto parla della mia holding lussemburghese. Le società all’estero le hanno fatte tutti prima di me. E questo non significa che sia poco trasparente farle fuori Italia. L’importante è essere nella legalità, con bilanci certificati.
Magiste? Doppia certificazione sia in Italia che all’estero. In Italia ci sono 900 milioni di euro di patrimonio immobiliare. All’estero abbiamo le partecipazioni azionarie con il 21% circa di Rcs, il 4,99% di Antonveneta, un altro 4,99% di Bpi. Avevamo un altro 5% circa di Bnl che abbiamo venduto per 408 milioni di euro. Quindi abbiamo circa 1,7 miliardi di partecipazioni”. Quindi il suo gruppo vale 2,6 miliardi. E Della Valle? a 1,2? “Così pare, ma una parte è anche sul mercato perché l’azienda è quotata. Il resto è in società con il fratello. Le differenze se le faccia lei”.
Mica vorrà dire che lei vale più di Fiat? “Io penso di sì. Ma il problema non è questo. Forse la Fiat di Montezemolo non dovrebbe pensare ai giornali, e alle partecipazioni non strategiche quali banche e editoria. Bensì concentrarsi di più sul piano industriale che il bravo ad Marchionne ha presentato, visto che il 30 settembre scade il convertendo da tre miliardi di euro. Montezemolo? L’ho visto poco fa a Cala di Volpe. Ci siamo incrociati e salutati cordialmente. Tutto qua, nel privato non mi sembra che ci sia astio nei miei confronti”.
“Tronchetti Provera? Lui dice che il suo è il salotto buono. Forse di salute, a vedere i conti non mi pare. Le sue aziende hanno circa 40 miliardi di debiti. Basta con i pregiudizi contro il nuovo, tra trent’anni le assicuro non mi ergerò a censore degli altri”. “De Benedetti? Ha tutto da guadagnare dalla tempesta mediatica che il suo gruppo ha scatenato su Rcs, suo principale concorrente. E poi ha annunciato che faceva un fondo con Berlusconi, ha comprato sue azioni, le ha rivendute e poi ha detto che Berlusconi non c’era più. Intanto s’é messo in tasca quattro milioni di euro, l’ho letto sui giornali. Se lo facevo io mi sbattevano in galera, dicevano che quello era aggiotaggio e buttavano pure la chiave. Se lo fa lui va tutto bene. Tutti a battere le mani, bravo, bis, speriamo lo faccia di nuovo. Ma le sembra normale?” chiede Ricucci.
In un’altra intervista a REPUBBLICA (“Le intercettazioni? Fate pure, io mi godo sereno le vacanze”), Stefano Ricucci afferma: “Io non l’ho mai detto che volevo lanciare un ‘Opa al Corriere. Intercettazioni? Uno al telefono parla tanto e dice delle cose e capita che chi le ascolta le interpreta a modo suo. Tutto qua”.