Società

”RICUCCI
VA ARRESTATO”

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(WSI) – Arrestatelo. Non lo ha detto, ma è questo il senso clamoroso della decisione che ha portato il gip milanese Clementina Forleo a negare un’ulteriore proroga dell’interdizione dagli incarichi societari nei confronti di Stefano Ricucci. Accontentando gli avvocati dell’immobiliarista romano, coinvolto nell’indagine milanese sulla scalata ad Antonveneta, la Forleo ha detto no ai pm.

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Ma la richiesta di Eugenio Fusco e Giulia Perrotti è stata respinta non perché eccessiva, ma perché troppo debole. «Le esigenze cautelari sono così intense che non possono essere salvaguardate dalla misura in corso – ha scritto il gip – l’interdizione non è idonea nel caso di specie per difetto».

Inidonea per almeno due buone ragioni, sostiene il gip Forleo. Anzitutto perché Ricucci avrebbe dimostrato di continuare a rivestire, nella pratica, il ruolo di leader della sua società, la Magiste, attraverso due dei suoi uomini più fidati, Guglielmo Fransoni e Luigi Gargiulo. Manager che il giudice ha definito come soggetti «coinvolti nelle indagini». I due collaboratori di Ricucci erano stati fermati dalla Guardia di Finanza a Chiasso nell’ aprile 2004 a bordo di un’auto che conteneva carte riguardanti le società estere dell’immobiliarista romano. Del resto, non essendo la Magiste una società quotata, non è neppure suscettibile di controlli da parte di organi come la Consob o la Banca d’Italia.

Organismi che, invece, nel caso dell’ex amministratore delegato della Bpi, Gianpiero Fiorani, sono potuti intervenire in modo incisivo. In sostanza, secondo il gip, nonostante l’interdizione Ricucci sarebbe rimasto ben saldo in sella anche durante l’interdizione. Conclusione? Nel provvedimento di ieri, la Forleo, che alcuni mesi fa aveva rilasciato tre componenti di una cellula legata all’organizzazione terroristica Ansar Al Islam (erano «guerriglieri» e non terroristi), questa volta invoca «strumenti più efficaci» diversi dalla misura interdittiva. Quali possano essere questi strumenti non è difficile immaginarlo, anche se ora la parola ritorna alla Procura.

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