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Ricetta medica: d’ora in poi niente marca, solo il principio attivo

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MILANO – È in vigore, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la norma sulla nuova ricetta del Servizio sanitario nazionale con l’indicazione del principio attivo al posto del nome commerciale del farmaco. Sulla ricetta rossa deve ora comparire il nome della sostanza, contenuta nel farmaco, che possiede proprietà terapeutiche. Questo è già sufficiente perché la ricetta sia valida e possa essere presentata dall’assistito in farmacia per acquistare il prodotto dal prezzo più basso contenente quel principio attivo.

NON SOSTITUIBILITÀ – Il medico può aggiungere sulla ricetta, oltre al principio attivo, anche il nome commerciale di un farmaco, specificando che esso è «non sostituibile», ma in tal caso deve giustificare la non sostituibilità con una sintetica motivazione scritta. In questo caso il farmacista dovrà consegnare il prodotto indicato dal medico nella ricetta.

Il Ministero della Salute sottolinea che queste disposizioni «non riguardano le terapie croniche già in corso» per evitare possibili, seppur rari, inconvenienti nel passaggio da un medicinale all’altro, sia pure di uguale composizione. Resta ferma la possibilità per il paziente, già prevista dal decreto “Cresci Italia” di chiedere al farmacista un medicinale, sia equivalente che di marca, con lo stesso principio attivo ma con un costo più alto, pagando a proprie spese la differenza di prezzo rispetto al farmaco meno costoso.

SCRITTURA MANUALE – Il Ministero della Salute ha fatto sapere che i sistemi informatici dei medici saranno «adeguati nel corso dei prossimi due mesi». Nel frattempo, «in attesa che i sistemi informatici per la compilazione della ricetta online e per la trasmissione dei relativi dati vengano adeguati alle nuove norme con l’indicazione del principio attivo, i medici prescrittori dovranno ricorrere a una compilazione, parzialmente o totalmente manuale, della ricetta, a seconda del software di cui dispongono».

Secondo la Federazione italiana medici medicina generale (Fimmg), maggiore sindacato di categoria, i medici hanno 30 giorni di tempo per adeguarsi alle novità sulle ricette: lo prevede la Convenzione con il Servizio sanitario nazionale. n una lettera inviata a tutti gli iscritti viene detto che i dottori di famiglia possono prendere tempo, nel pieno rispetto della legge, per adattarsi alle novità. Il sindacato ha messo in agenda un incontro dei vertici, il 14 settembre alla scadenza dei 30 giorni, che deciderà le prossime mosse se il Ministero della Salute non accetterà di aprire un tavolo di discussione «per il riordino complessivo della materia prescrittiva».

«POCA INFORMAZIONE» – La nuova modalità di prescrizione dei farmaci ha scatenato negli ultimi giorni non poche polemiche. Ultima in ordine di tempo, quella della Federazione italiana medici medicina generale, che parla di «un aumento della conflittualità medico-paziente nei presidi di guardia medica e guardia turistica». Silvestro Scotti, vice segretario nazionale Fimmg, parla di «mancanza di adeguate informazioni ai cittadini» e critica la scelta di promulgare le nuove disposizioni a Ferragosto. Secondo Scotti, «l’assenza di informazione agli utenti mette questi nella condizione di non dotarsi delle opportune documentazioni da produrre al medico che li vede occasionalmente e che quindi non ha strumenti di valutazione, se non la dichiarazione verbale del cittadino, per collegare le proprie decisioni a un primo episodio di patologia cronica o a un nuovo episodio di patologia non cronica».

CONSUMATORI – Favorevole invece il commento della Federazione nazionale consumatori e utenti, secondo cui «era ora che entrasse in vigore» la nuova normativa. Federconsumatori parla anche di potenziali risparmi per 6-700 milioni di euro annui con l’utilizzo dei farmaci equivalenti che «fino ad oggi si attestava in Italia attorno un 16-18% contro quelle di altri Paesi ben più elevate e con punte del 40-50%».

L’associazione chiede anche che l’Agenzia Italiana del Farmaco, «oggi ancora silente su questa problematica, si faccia promotrice di una tempestiva campagna informativa, quanto mai necessaria in questa fase, che spieghi ai cittadini che questi farmaci hanno effettivamente le stesse proprietà terapeutiche dei griffati». L’Aifa ha subito risposto pubblicando sul sito numerosi documenti.

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