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Repsol nazionalizzata: grave crisi diplomatica Argentina-Spagna

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Roma – Alla fine la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner, incurante degli appelli spagnoli, e del rapporto fraterno che unisce il suo paese con quello iberico, è andata dritta per la sua strada e ha fatto seguire i fatti alle minacce.

Kirchner ha infatti annunciato un piano per nazionalizzare la società energetica YPF, che è controllata dalla spagnola Repsol. Sulla borsa di Madrid, le quotazionid Repsol hanno aperto subito in forte ribasso, cedendo più dell’8%. Immediata la reazione degli analisti, con Bank of America Merrill Lynch che ha subito rivisto al ribasso il rating ad “underperform”. La domanda è: a questo punto cosa accadrà a Repsol e ai principali azionisti, che includono le banche Caixa e BBVA?

Nasce una grave crisi diplomatica tra i due paesi: la decisione di Buenos Aires “rompe il clima di amicizia” tra la Spagna e l’Argentina, ha affermato il capo della diplomazia spagnola, José Manuel Garcia Margallo. “Si tratta di una decisione ostile contro Repsol, quindi contro un’impresa spagnola, quindi contro la Spagna”, ha aggiunto il ministro dell’Industria, José Manuel Soria.

Nel pieno di una crisi economica che la sta prostrando, Madrid ha minacciato misure “appropriate, chiare e forti”. E una forte critica è arrivata anche da Hillary Clinton, che ha reagito dichiarando che “questa decisione sarà molto discussa e a ragione. Un mercato aperto dell’energia e delle infrastrutture è il miglior modello di accesso al mercato e questo vale per il mondo intero”, ha affermato.

Repsol YPF è l’azienda leader sul mercato dei combustibili in Argentina. La sua filiale argentina YPF, privatizzata negli anni Novanta, controlla il 52% delle capacità di raffinazione del paese e dispone di una rete di 1.600 distributori di benzina. “Delle azioni che la compagnia YPF soggette a espropriazione il 51% apparterrà allo Stato e il restate 49% sarà distribuito tra le province produttrici”, precisa il testo presentato ieri al Congresso argentino.

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