(9Colonne) – Roma, 25 set – La già difficile discussione interna a governo e maggioranza in vista della Finanziaria 2008 si arricchisce di un nuovo capitolo. Al centro del confronto politico vi è, a dire la verità non da oggi, la tassazione sulle rendite finanziarie. A fare da detonatore, questa volta, sono state le parole del premier Romano Prodi, che, da New York, fa sapere di non avere alcuna intenzione di procedere ad un innalzamento dell’aliquota d’imposta in questo campo. “In questo momento la saggezza detta di non toccare un capitolo così sensibile, in futuro ci potrà essere anche un accordo su questo ma ora è meglio lasciare un periodo di serenità ai mercati”, ha affermato il premier al termine di un colloquio avuto con Lamberto Dini proprio nella Grande Mela. Lo stesso Dini, nei giorni scorsi, aveva preso la decisione di non aderire al progetto del Partito democratico e dichiarato apertamente di non avere alcuna intenzione di sostenere il governo in caso di revisione al rialzo della tassazione sulle rendite. Se da una parte rientra l’allarme Dini (e in generale quello legato all’ala più riformista e moderata della coalizione, dai Radicali all’Udeur), si apre immediatamente per il premier una frattura a sinistra. L’annuncio di Prodi non è stato accolto benevolmente dalle forze della sinistra radicale. In un periodo così delicato, come quello del varo della Finanziaria, in cui la parola d’ordine dentro l’Unione doveva essere “collegialità”, non è piaciuta la decisione presa dal premier e annunciata dopo un faccia a faccia con Dini. La futuribile “cosa rossa” si compatta dunque nel chiedere il rispetto del programma (che su questo punto parla di un innalzamento dell’aliquota dal 12,5% al 20). In sintonia con la decisione del premier si sono dichiarati invece gli esponenti delle forze più moderate della coalizione. La discussione dentro la maggioranza non fa che alimentare le critiche da parte dell’opposizione, per una volta unita nel giudicare in estrema difficoltà il governo Prodi in questo delicato passaggio politico.