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(WSI) –
I Btp rendono sempre poco, ma offrono indiscutibile sicurezza. Eppure alla prova del nove c’è un manipolo di gestori in grado di offrire di più e, addirittura, di limitare i rischi rispetto al pur poco pericoloso titolo di Stato. In prima fila alcuni flessibili e bilanciati di Azimut, Bipiemme e Gestielle che hanno reso il doppio del Btp (tra il 16 e il 18% in tre anni) rischiando (poco) di meno. Ed ecco i numeri. Dopo la fiammata dovuta alla crisi estiva dei mercati, i Btp si sono stabilizzati di nuovo: un triennale oggi rende poco più di tre punti percentuali e mezzo all’anno.
Tuttavia comperare un Btp «medio» in asta e mantenerlo fino alla scadenza è un’inattaccabile strategia per evitare di complicarsi la vita e, al contempo, realizzare un extra rendimento rispetto all’inflazione. Un risultato tutt’altro che disprezzabile se si vogliono escludere pratiche più spericolate, come l’investimento nel mercato azionario o altro. E qui entrano in scena i magnifici 33, cioè i fondi che, negli ultimi tre anni, hanno saputo coniugare due pregi: offrire un guadagno superiore di due e tre punti rispetto all’8,41% garantito dal Btp e una volatilità del valore dell’investimento inferiore.
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In realtà tra i 2.947 prodotti (italiani ed esteri) analizzati da CorrierEconomia ben 631 mostrano una volatilità a tre anni inferiore ai Btp, che hanno oscillato in media al 2,63%. Ma solo 21 associano questa maggiore tranquillità della quota a una rendimento triennale di tre punti più ricco dell’8,41%, mentre un’altra dozzina ha battuto il Tesoro con un 2% in più, sempre su base triennale.
In pratica pur ipotizzando che il cassettista dei Btp e quello dei fondi non avessero mai venduto il loro investimento nel corso dei tre anni, il fondista avrebbe visto meno «su e giù» medi del valore rispetto a quelli patiti dal Btp.
Ma chi sono e che cosa fanno i fondi che meglio hanno reso e meglio hanno tenuto, limitando la volatilità?
I migliori in assoluto sono Formula 1 balanced di Azimut (18,21% di rendimento con una volatilità del 2,14%), Bipiemme Visconteo di Bipiemme gestioni (16,54% e una rischiosità del 2,58%) e Gestielle global convertible di Aletti Gestielle sgr (16,17% e 2,34%). Il primo è un flessibile gestito da Fausto Artoni che nell’orizzonte temporale di un anno solare attua uno stile di gestione dinamico e un controllo del rischio in funzione della performance. Con l’obiettivo di un rendimento positivo in tutte le condizioni di mercato: attualmente, per esempio, è esposto al 35% in azioni.
Bipiemme Visconteo, invece, è un bilanciato storico (è operativo dal maggio ’85) oggi con con una quota azionaria al 34%, contro il 30% del paniere a cui fa riferimento, e con una sovraesposizione sui beni di consumo ciclici e non ciclici, oltre che sulla salute. Sul versante obbligazionario, invece, il portafoglio contiene titoli con una vita media pari a 33 mesi, ben al di sotto di quella del benchmark (56 mesi).
Gestielle global convertible, infine, è gestito da Marcello Fatticcioni ed è specializzato sulle emissioni obbligazionarie di tipo convertibile: un’asset class tornata particolarmente interessante in una fase di mercati azionari molto instabile.
Questi titoli, infatti, in virtù delle loro due anime, azionaria e obbligazionaria, possono galleggiare su rotte diverse di rivalutazione (ma anche di perdite) rispetto ai due asset presi singolarmente. In questo momento il gestore predilige le emissioni europee (nell’ordine, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda e Gran Bretagna), mentre un 10% circa è in convertibili Usa.
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