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Referendum: plebiscito ai SI’, governo di nuovo KO. Lega: ‘Siamo stufi di prendere sberle’

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Roma – La partecipazione ai referendum tra Italia ed estero è stata del 54,8%, e i “sì” hanno vinto con percentuali tra il 94,05% e il 95,8% a seconda dei quesiti, stando ai dati definitivi forniti dal Viminale.
La partecipazione degli elettori italiani tra domenica e ieri per il primo dei due referendum sull’acqua – sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali ai privati – è stata del 54,81%, con il 95,35% di favorevoli all’abrogazione e il 4,65% di contrari.

Il secondo quesito sull’acqua – relativo alla remunerazione del capitale investito dal gestore – è stato votato dal 54,82%, con i “sì” al 95,8% e i “no” al 4,2%.

Sul nucleare ha votato il 54,79%, con i “sì” al 94,05% e i “no” al 5,95%, mentre sul legittimo impedimento ha votato il 54,78%, con il 94,62% di “sì” e il 5,38% di “no”.

In Italia la partecipazione si è attestata intorno al 57%. Era dal 1995 che per i referendum non si raggiungeva la soglia minima del 50% più uno dei voti. (Reuters)

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Quando mancano circa 10 mila sezioni sulle 61.599 da scrutinare i ‘sì’ ai quattro requisiti referendari sull’affidamento e le gestione dei servizi pubblici locali, sulla tariffa idrica, il nucleare e il legittimo impedimento si confermano largamente preponderanti sui ‘no’. E’ per il ‘sì’ il 95,7% dei votanti al primo referendum (servizi pubblici locali), il ‘96,1% dei votanti al secondo referendum (tariffa servizio idrico), il 95% dei votanti al referendum sul legittimo impedimento e il 94,6% dei votanti a quello sul nucleare.

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«Siamo stufi di prendere sberle, ora l’agenda la dettiamo noi». E’ questo lultimatum dato a Berlusconi dalla Lega, i cui massimi esponenti si sono riuniti oggi in via Bellerio, a Milano, per discutere l’esito dei referendum: Bossi, Maroni, Calderoli, il presidente della Regione Piemonte, Cota, e il capogruppo della Lega al Senato, Bricolo. Calderoli ha commentato l’esito del voto dicendo: «Siamo stufi di prendere sberle».

Calderoli: a Pontida decideremo cosa il premier dovrà portare in Aula il 22 giugno. «Alle Amministrative due settimane fa abbiamo preso la prima sberla – ha detto – Ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un’abitudine… Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno, visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c’è due senza tre…».

Berlusconi, come d’altronde tutti gli italiani, aveva già fiutato l’aria che tirava. E in mattinata aveva già detto pubblicamente addio al nucleare, ancor prima dei risultati ufficiali, visto l’andamento dell’affluenza alle urne e le proiezioni del ministero dell’Interno che parlavano di quorum sicuramente raggiunto.

«Credo che lo sviluppo delle energie rinnovabili sia assolutamente importante – ha detto il premier – anche per quanto riguarda l’Italia che, probabilmente, a seguito di una decisione che il popolo italiano sta prendendo in queste ore, dovrà dire addio all’opzione delle centrali nucleari. Quindi, ora dovremo fortemente impegnarci sul settore delle energie rinnovabili».

La Russa: ha vinto la Cassazione che ha ammesso il referendum. «Rispetto ai primi dati del Viminale, che segnalano un’affluenza alle urne sul 51%, la percentuale salirà – ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, mentre affluivano, appunto, i primi dati – La vittoria per il superamento del quorum non è né di questo, né di quello, ma della Cassazione. Perché nel momento in cui ha ammesso il quesito sul nucleare non ho avuto nessun dubbio che i cittadini sarebbero andati a votare, sull’onda di quanto successo in Giappone. Perciò il governo voleva rinviare a un momento più sereno la consultazione sull’atomo. La sorpresa sarebbe stata se, nonostante la decisione della Cassazione, il centrosinistra non fosse riuscito a superare il 50%+1».

«Nessuna incidenza sul governo». «Noi per un attimo ci abbiamo anche sperato che non si raggiungesse il quorum – dice La Russa – Se così fosse stato sarebbe stato, questo sì, un grande boomerang per la sinistra che ha politicizzato i referendum. Ma ora averlo raggiunto è l’assoluta normalità e non ha alcuna incidenza sulle politiche del governo». La Russa spiega di non essere andato a votare, «pur avendo molti dubbi», perché nel centrosinistra si è «detto che era un referendum contro Berlusconi. Per questo io che ho sempre votato ai referendum, questa volta non ci sono andato. Dal Pdl non abbiamo invitato all’astensione, ma lasciato libertà di scelta. Alcuni nostri esponenti sono andanti a votare, io non sono andato anche per non dare l’impressione di salire sul carro del sì all’ultimo minuto. Non abbiamo contestato in sé i quesiti, ma la strumentalizzazione che si è voluta fare del referendum». La Russa ha aggiunto: «Quando la Democrazia cristiana perse il referendum sul divorzio, poi governò per altri 20 anni».

Cicchitto: nessuna ricaduta sul governo, Bersani strumentalizza. «L’esito del referendum non ha ricadute sul quadro politico generale e sul governo perché con esso non è stato impostato lungo discriminanti politiche – dice Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera – Il Pdl aveva lasciato piena libertà ai suoi dirigenti e militanti di partecipare o non partecipare al voto e, in caso di partecipazione, se votare sì o no. Bersani esercita una inaccettabile strumentalizzazione quando chiama in causa il governo e addirittura chiede le dimissioni di Berlusconi».

Fitto: il divorzio è tra Bersani e se stesso. Un divorzio tra il governo e il Paese? «Più che altro si è trattato di un divorzio tra Bersani e se stesso» dice il ministro per i Rapporti con le Regioni e la coesione territoriale, Raffaele Fitto, commentando le parole del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che oggi ha detto: «Questo è stato un referendum sul divorzio tra il governo e il Paese». Per Fitto il segretario del Pd è salito sul carro dei vincitori; prima di oggi la sua posizione sui quesiti posti dai referendum era diversa.

Scajola: rispettare la volontà degli elettori, hanno dato segnale di forte disagio verso il governo. «Resto convinto che il nucleare sia opportunità migliore per dare energia a basso costo. Detto questo bisogna rispettare il volere degli elettori – ha detto il parlamentare del Pdl, Claudio Scajola – Sul piano politico non c’è dubbio che è segnale forte di disagio verso chi governa. È evidente che in un periodo di crisi economica internazionale, ognuno ha subito i suoi contraccolpi, come è successo ad altri governi europei. Credo che si debba lavorare in tempi celeri e intensamente, al di là delle persone, per rimettere insieme il popolo dei moderati. È indispensabile uscire dagli accenti estremi e riportare il discorso sulla concretezza delle cose. È un compito difficile che ci attende».

Rotondi: giusto inchinarsi alla volontà popolare. «È giusto inchinarsi alla volontà popolare e rallegrarsi con chi ha creduto in questa battaglia che sinceramente non era la mia – dice il ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi – Detto questo, il governo va avanti per il bene del Paese senza nascondersi che l’esito del referendum non è una bocciatura, ma nemmeno una vittoria».

Capezzone: la sinistra non strumentalizzi. «Il popolo è sovrano sempre, e sempre le sue decisioni vanno rispettate – dice Daniele Capezzone, portavoce Pdl – Per questo, non seguiremo il vizio storico di una certa sinistra, che esalta gli elettori quando votano liberamente in un certo modo, ma grida al regime quando gli stessi elettori votano altrettanto liberamente in un altro modo. Gli elettori hanno parlato, e dunque vanno ascoltati. Punto. Detto questo, però, se la sinistra rispetta davvero gli elettori ora non deve strumentalizzare né distorcere il loro pronunciamento, o manipolarlo per attribuirgli un significato o un effetto politico che non ha. Gli italiani hanno votato su alcune precise questioni, e non erano certo chiamati a pronunciarsi pro o contro il governo. Chiunque brandisca questo esito referendario come un verdetto favorevole o contrario all’uno o all’altro schieramento politico fa un torto agli elettori, li inganna, e pretende di abusare delle loro decisioni».

Napoli: ondata di populismo, serve azione di governo. «Passata l’ondata di populismo e demagogia ora serve una forte e chiara azione di governo – dice il vice presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli – Sui servizi pubblici locali è urgente legiferare per evitare i richiami e le successive e costosissime infrazioni da parte della Commissione europea per la mancata liberalizzazione dei servizi stessi. La sentenza con cui la Cassazione ha ammesso i referendum rimane, sotto questo aspetto, inspiegabile. Quanto all’energia, il risultato del referendum crea un buco di cinque anni nella politica di governo. La speranza è che da qui ad allora possano affermarsi fonti alternative capaci di soddisfare i fabbisogni energetici. Diversamente, fra cinque anni si riproporrà lo stesso problema rimosso con la vittoria dei Sì. Il mio auspicio è che le opposizioni, passata la sbornia populista dei referendum, sappiano ora trovare risposte adeguate. Come rendere efficienti e meno costosi i servizi locali e come approvvigionarci di energia a buon mercato sono problemi che riguardano tutti, e non maggioranza e opposizione».

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I quattro referendum abrogativi per i quali hanno votato ieri ed oggi gli italiani sono validi. E’ stato, infatti, raggiunto, per tutti i quesiti, il quorum richiesto, ossia un numero di votanti pari al 50% più uno degli elettori. L’affluenza alle urne in Italia, intorno al 57%, ha reso ininfluente il numero dei votanti all’estero.

BERLUSCONI, VOLONTA’ NETTA DA ACCOGLIERE – “L’alta affluenza nei referendum dimostra una volontà di partecipazione dei cittadini alle decisioni sul nostro futuro che non può essere ignorata. Anche a quanti ritengono che il referendum non sia lo strumento più idoneo per affrontare questioni complesse, appare chiaro che la volontà degli italiani è netta su tutti i temi della consultazione”. Lo afferma in una nota il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi aggiungendo che “il Governo e il Parlamento hanno ora il dovere di accogliere pienamente il responso dei quattro referendum”.

CALDEROLI, STUFI DI PRENDER SBERLE – “Alle Amministrative due settimane fa abbiamo preso la prima sberla, ora con il referendum è arrivata la seconda sberla e non vorrei che quella di prendere sberle diventasse un’abitudine… Per questo domenica andremo a Pontida per dire quello che Berlusconi dovrà portare in Aula il 22 giugno , visto che vorremmo evitare che, in quanto a sberle, si concretizzi il proverbio per cui non c’é il due senza il tre…”. Lo afferma il Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli.

TERZO POLO, E’NO GRANDE COME CASA AL GOVERNO – “La grande partecipazione popolare ai Referendum dimostra la volontà degli italiani di tornare ad essere protagonisti: è ormai chiaro che la maggioranza e il governo sono totalmente sordi, incapaci di capire ciò che vogliono gli italiani”. Lo scrivono in una dichiarazione comune Fini, Casini e Rutelli, al termine di un vertice del Terzo Polo. “Nel raggiungimento del quorum – sottolineano – è stato determinante il Terzo Polo, con la decisione di invitare tutti al voto al di là delle scelte di merito che consapevolmente rivendichiamo. Il SÞ ai referendum è un NO grande come una casa a questo governo. E’ tempo che Berlusconi ne prenda atto. Minimizzare, come ha fatto dopo le amministrative, sarebbe irresponsabile e dannoso per gli interessi nazionali”.

MARONI, PROIEZIONI DICONO CI SARA’ QUORUM – ”Io ho solo il dato di ieri sera, non ci saranno altre rilevazioni della partecipazione fino alle 15, quando si chiudono i seggi. Pero’ la proiezione fatta dagli esperti del ministero dell’Interno rispetto al dato di ieri fa pensare che si raggiungera’ il quorum per tutti e quattro i referendum, anche senza considerare il voto degli italiani all’estero”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, interpellato al termine di una visita privata al sindaco di Varese, Attilio Fontana.

BERLUSCONI, DOVREMO DIRE ADDIO A CENTRALI NUCLEARI – “L’Italia probabilmente a seguito di una decisione che il popolo italiano sta prendendo in queste ore, dovrà dire addio alla questione delle centrali nucleari e quindi dovremo impegnarci fortemente sul settore delle energie rinnovabili”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa a Villa Madama con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.

BONELLI, ANNUNCIO MARONI E’ FUORI LUOGO – “L’Annuncio del ministro Maroni è fuori luogo: a questo punto il Viminale renda noti i dati ufficiali delle 12.00. I cittadini in queste ultime ore devono essere ancora più motivati e continuare ad andare a votare. Non vogliamo che in queste ore ci sia alcun tentativo di demotivazione. Invitiamo quindi tutti i cittadini ad andare a votare ed essere protagonisti di questo grande cambiamento per il Paese”. Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli.

SACCONI, TENERE CONTO DECISIONI ELETTORI – “Bisognerà tenere conto delle decisioni che l’elettorato ha espresso in queste ore”. Lo ha detto il ministro del Welfare Roberto Sacconi nel corso di un lungo e articolato intervento all’assemblea di Assolombarda riferendosi all’esito del referendum.

PD, NO A DICHIARAZIONI AMBIGUE A URNE APERTE – “Il rispetto delle regole e delle istituzioni non è certo il forte del Governo e dei rappresentanti della maggioranza. Ce ne eravamo resi conto da tempo ma oggi non possiamo non sottolineare che, nel rispetto dell’istituto referendario e dei cittadini ancora in fila ai seggi per votare, sarebbe opportuno astenersi da dichiarazioni ambigue per finalità “. Lo afferma in una nota Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Partito Democratico.

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Per il ministro dell’Interno Roberto Maroni il quorum sara’ raggiunto: “Ho il solo il dato di ieri sera e non ci saranno altre rilevazioni sull’affluenza, se non alle 15 quando si chiudono i seggi, però la proiezione fatta dagli esperti del ministero dell’Interno rispetto al dato di ieri fa pensare che si raggiungerà il quorum per tutti e quattro i referendum”, aveva detto il leader della Lega e del governo stamattina.

Questo anche senza considerare il voto degli Italiani all’estero e cio’, spiega sempre il capo del Viminale “risolve un problema non da poco che era quello della doppia s heda che siamo stati costretti a stampare dalla decisione della Cassazione”. Con le sue dichiarazioni il ministro dell’Interno rischia pero’ ora di subire una denuncia per turbativa elettorale.

Secondo la proiezione fatta dagli esperti del ministero dell’Interno, già a metà mattinata di oggi sarebbe stato già raggiunto il quorum. L’affluenza finale sarà, con buone probabilità, oltre il 55%. Anche secondo i comitati promotori del referendum sull’acqua il quorum e’ stato raggiunto. Ma non ci sono dati ufficiali.

Intanto il premier Silvio Berlusconi, impegnato a Roma in un incontro con l’omologo israeliano Benjamin Netanyahu, ha commentato i risultati usciti sinora: “L’Italia probabilmente a seguito di una decisione che il popolo italiano sta prendendo in queste ore, dovra’ dire addio alla questione delle centrali nucleari e quindi dovremo impegnarci fortemente sul settore delle energie rinnovabili”.

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Seggi di nuovo aperti in tutta Italia fino alle 15 per la seconda e ultima giornata di votazioni sui quattro referendum su ritorno al nucleare, gestione e tariffe dell’acqua, legittimo impedimento a partecipare ai processi.

La partita si gioca sul quorum. L’affluenza alle urne, ieri, prima giornata di voto, è stata molto alta raggiungendo alle 22 il 41,1% per tutti i 4 referendum. Un dato che fa bene sperare i promotori rispetto alle precedenti consultazioni: un’affluenza così alta per i referendum abrogativi non si registrava dal 1995.

Le sezioni elettorali in tutte le Regioni italiane sono 61.599. Gli italiani chiamati fra ieri e oggi alle urne sono oltre 47 milioni, oltre 3 milioni gli elettori all’estero che hanno già votato. Il ‘verdetto’ sul quorum arriverà dal Viminale questo pomeriggio. Giovedì prossimo, poi, è convocato l’ufficio centrale per i referendum della Cassazione a cui spetta la proclamazione ufficiale del risultato: consultazione valida o non valida, vittoria dei sì o dei no. Perchè ciascun referendum sia valido, dovrà essere stata ritirata la relativa scheda da almeno la metà più uno degli aventi diritto. (segue)