REFERENDUM:
A POCHI GIORNI
DAL VOTO

di Redazione Wall Street Italia
22 Giugno 2006 09:41

*Maurizio Viroli è professore di Teoria Politica all’Università di Princeton (New Jersey). Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – A pochi giorni dal voto sulla nuova Costituzione (tale essa è, non la vecchia riformata), colpisce l’ampiezza del fronte dei politici disponibili ad una trattativa per una futura riforma. Anche molti leaders di primo piano del centro-sinistra hanno infatti dichiarato più volte che la Costituzione va riformata, seppure in modo diverso da quanto ha fatto il centro-destra. Il referendum non è dunque uno scontro fra fautori della nuova costituzione e difensori della vecchia, ma fra difensori della costituzione voluta dal centro-destra e propugnatori di un’altra costituzione da scrivere. Non ho dati solidi in proposito, ma credo proprio che il numero di quanti ritengono che la Costituzione debba essere riformata sia di gran lunga superiore a quello di quanti vogliono lasciare le cose come stanno.

La disponibilità a trattare spiega anche la poca passione di parte dei partiti di centro-sinistra. Non può infatti avere grande determinazione a lottare chi è pronto a riformare la Costituzione e a discuterne con il centro-destra. Si impegna con tutte le sue forze soltanto chi crede senza tentennamenti che la sua causa sia buona e quella dell’avversario cattiva, non chi crede che anche l’avversario abbia buone ragioni e ci siano le condizioni per un accordo.

Eppure il centro-sinistra dovrebbe essere consapevole delle conseguenze di una vittoria del ‘SI’. Essa, per tacer d’altro, toglierebbe legittimità al governo Prodi. Berlusconi e gli altri leaders del centro-destra potrebbero, a ragione, affermare che sulla legge fondamentale dello Stato gli italiani stanno dalla loro parte. Avremmo insomma un governo che deve operare all’interno di una costituzione voluta soltanto dall’opposizione. Se anche Prodi non si dimettesse, il suo sarebbe un governo senza autorevolezza.

Quanto alla disponibilità a riformare la Costituzione non se ne vede davvero la ragione. Se non vi sono delle motivazioni precise, improrogabili, evidenti a gran parte dell’opinione pubblica per riformare questo o quell’articolo perché proclamare una generica disponibilità a riformare? Sarebbe come dire ‘devo andare a curarmi’ senza sapere per quale malattia.

Orbene, nonostante i fiumi di inchiostro e di parole, non ho ancora capito per quale ragione la nostra Costituzione dovrebbe essere radicalmente modificata. Per dare più potere alle Regioni? Mi pare ne abbiano già quanto basta per fare buone leggi su materie importanti. Per conferire più potere al Presidente del Consiglio togliendolo al Presidente della Repubblica? Ma in questo modo si indebolisce un potere di garanzia a vantaggio di una parte, ossia la maggioranza. Per rafforzare il potere della maggioranza uscita dalle elezioni in Parlamento? Ma la distinzione fra maggioranza e minoranza dovrebbe essere il risultato della discussione parlamentare; non si può definire prima del dibattito e dare addirittura ad essa rilievo costituzionale.

Le osservazioni sulla inutilità di una riforma della Costituzione potrebbero continuare, ma non è necessario. Del resto, non ci sono stati forse ottimi governi (ad esempio il governo Ciampi) con la nostra Costituzione? E infine, anche ammesso che si debba riformare non si vede per quale motivo il centro-destra dovrebbe accettare una costituzione diversa da quella che ha voluto così caparbiamente.

Questo referendum poteva essere l’occasione per una grande opera di educazione costituzionale degli italiani. Purtroppo la stiamo gettando al vento.