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(WSI) – Tassi di Interesse: in area Euro i dati peggiori delle attese del Pmi servizi hanno spinto al ribasso i tassi di mercato, con il decennale che ha chiuso a 3,85%, portando lo spread sul 2-10 anni in prossimità dei 60 pb. Il Pmi servizi dell’intera area è sceso a 50,6 da 53,1. Il dato è risultato sotto la soglia dei 50 per Italia, Germania e Spagna, segnalando la possibilità di un peggioramento del settore nei prossimi mesi.
In Italia inoltre è stato pubblicato il dato preliminare di gennaio dei prezzi al consumo che hanno registrato un incremento tendenziale del 2,9%, a causa soprattutto dei rincari registrati nel comparto delle tariffe, degli alcolici e degli alimentari. Sul decennale il supporto si colloca a 3,80% e la resistenza a 4%.
Negli Usa il fortissimo calo dell’indice Ism non manifatturiero che ha segnato a gennaio un nuovo minimo storico se si esclude il picco minimo successivo al settembre 2001, ha impattato in modo marcato su tutti i mercati. Sono diventate più diffuse e concrete le possibilità di caduta in recessione per l’economia Usa già a partire da questo trimestre. Non a caso Lacker, presidente della Fed di Richmond, ieri ha espressamente parlato di possibilità di recessione, sebbene in forma lieve, con una successiva lenta ripresa.
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E’ stato anche annunciato che il prossimo 14 febbraio Bernanke terrà un discorso sull’economia davanti alla commissione bancaria del Senato, un evento straordinario se si tiene conto che era già in programma la consueta audizione semestrale al congresso a fine febbraio. La penalizzazione dei mercati azionari è stata molto forte, trascinati al ribasso ancora una volta soprattutto dal settore finanziario.
Sul fronte obbligazionario, il comparto biennale è arrivato all’1,90%, lasciando intendere come gradualmente gli operatori si stiano spostando verso l’ipotesi di tassi all’1,75% già entro fine anno. Verosimilmente la possibilità di ulteriori dati macro negativi lascia aperta la possibilità che a breve si arrivi ad uno scenario simile a quello di metà 2003, quando la Fed portò i tassi all’1% e li tenne su tale livello per un anno.
Non manca chi come Merrill Lynch dichiara di attendersi un taglio anche prima del Fomc del 18 marzo, ipotesi anche essa non inverosimile nel caso di turbolenze sui mercati. Ricordiamo ancora una volta che la fretta della Fed è in parte dovuta alla necessità di offrire un rapido supporto ai mutuatari a tasso variabile entro il trimestre in corso. Sul fronte bond insurer segnaliamo che Fitch ha dichiarato che potrebbe togliere il rating AAA su MBIA. Ieri S&P ha quantificato in 125Mld$ l’ammontare dei CDO collegati a mutui subprime garantiti dalle monoline. Per oggi il supporto sul decennale è a quota 3,5%.
Valute: Dollaro in apprezzamento verso Euro. Il movimento di ieri è stato emblematico e probabilmente reca informazioni al di là di quelle utili nel breve. Ieri infatti il flusso di dati macro è stato negativo sia in area Euro sia negli Usa. Il fatto che alla fine l’Euro sia stato penalizzato, è il risultato del fatto che in buona parte i mercati hanno già scontato possibili tagli futuri della Fed. Rimane ancora l’ultimo passo verso l’ipotesi di tassi Fed Funds all’1%. Nel frattempo, la rottura di 1,4590 proietterebbe il cross verso 1,4365.
Yen in apprezzamento vs Euro e Dollaro sulla scia dei forti cali dei listini azionari globali. Ancora una volta il drastico calo delle borse ha causato chiusure di posizioni di carry trading, comportando acquisti massicci di Yen da parte degli operatori costretti a liquidare le posizioni sui mercati globali. Verso Euro il supporto fondamentale si colloca a 152, sebbene esista uno intermedio in prossimità di 155,50.
Materie Prime: giornata negativa per il comparto in seguito al negativo Ism non manifatturiero Usa. Ha fatto eccezione il grano (+3,1%) salito sopra i 10$/bushel a causa del calo delle scorte Usa e canadesi della varietà primaverile. Negli altri comparti forte calo del greggio sceso sotto gli 88$/b su rinnovati timori recessivi negli Usa e sull’apprezzamento del Dollaro. Tali timori hanno penalizzato anche il comparto dei metalli industriali e dei metalli preziosi. L’oro ad esempio ha perso il 2,1%, mentre il rame ha perso l’1,75%.
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