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QUELLA MAGICA DOZZINA

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(WSI) – Telefoni, petrolio, banche, utilities: di record ce ne sono in tutti i settori. Sono ben 27 le blue chip europee dell’indice Eurostoxx 50 che alle quotazioni attuali offrono un rendimento (yield) superiore al 4%. Nomi del calibro di Deutsche Telekom e France Telecom , nella telefonia, che fruttano una cedola del 7,47% e del 6,08% rispettivamente. O grandi gruppi bancari e assicurativi tra cui l’olandese Ing e la tedesca Allianz, la prima al 6,36% e la seconda al 4,46%. Ma anche compagnie petrolifere come Repsol in Spagna (4,56%) e Total in Francia (4,4%) oppure utilities come la tedesca Rwe, al 4,09%. A molti di questi titoli i gestori guardano oggi con particolare interesse.

Rendimenti così elevati, infatti, sono il frutto del crash delle quotazioni che si è consumato in questi mesi, in cui l’indice ha perso circa il 13%. Ma anche — sorprendentemente in una fase di difficoltà economica come l’attuale — di un aumento dei dividendi. Che per le 50 società dell’indice sono cresciuti dal 2007 al 2008 di una media del 9,9%, portando il rendimento dell’intero paniere al 4,08%, circa 15 centesimi al di sopra della cedola lorda pagata da un tranquillo Btp triennale.

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A questo punto nei prossimi tre anni i primi dieci grandi pagatori di dividendi dell’Eurostoxx 50 potrebbero perdere un ulteriore 6-12% del loro valore di Borsa e rimanere saldamente in testa alla classifica della convenienza rispetto ai titoli a reddito fisso (vedi tabella ).

«Questa situazione — spiega Matteo Gorini , responsabile dell’azionario Europa in BG sgr — è dovuta al fatto che il mercato non crede nella stabilità dei profitti aziendali. Se ci sarà recessione negli Stati Uniti, gli utili caleranno anche in Europa e i dividendi verranno tagliati. Questo è lo scenario implicito in quotazioni così basse e in dividend yield così elevati».
Le prospettive, tuttavia, potrebbero non essere così cupe. Uno studio di Merrill Lynch , infatti, mette in luce che anche se i dividendi dell’Eurostoxx dovessero scendere del 20% rispetto ai livelli attuali, il loro valore complessivo sarebbe comunque in linea con la media storica di lungo periodo, che oscilla intorno ad un rendimento del 2,8%.

Inoltre il calo di utili e dividendi, se ci sarà, potrebbe concentrarsi nei settori più ciclici dell’economia e incidere solo marginalmente sui comparti più difensivi. «In termini di stabilità penso soprattutto alle telecom e alle utilities, comparti in cui a parte casi legati a singole situazioni aziendali, gli attuali dividendi dovrebbero risultare confermati anche nel prossimo biennio», spiega Federico Mobili , gestore dei fondi azionari Europa in Bnp Paribas am sgr.

Il fund manager giudica positivamente soprattutto le aziende di pubblica utilità, che da gennaio ad oggi hanno lasciato sul terreno circa il 15% del valore di Borsa. «A questo punto la piccola bolla che si era formata in questo segmento dopo i rialzi del 2007 si è sgonfiata. E le valutazioni sono tornate in media ad un p/e di 12 volte, contro le 15 volte di pochi mesi fa», sottolinea Mobili. Titoli preferiti dal gestore, la francese Edf , primo produttore mondiale di energia nucleare, e la tedesco E.On , forte nel comparto ad alta crescita delle energie rinnovabili. Per entrambe, secondo Mobili, la rivalutazione potrebbe essere di almeno il 20%.

Meno stabili gli utili e i dividendi delle telecom, i cui margini di profitto tendono a ridursi a causa della forte concorrenza e del passaggio dal fisso al mobile. Titoli promossi dal gestore France Telecom e Vodafone . «Anche i petroliferi rientrano fra le aziende in cui il dividend yield dovrebbe rimanere stabile ed elevato per il prevedibile futuro», aggiunge Gorini. Che fra le major del settore ricorda la francese Total.

Meno roseo il quadro dei finanziari. «Alcuni titoli assicurativi, come Allianz e Axa sono certamente meno a rischio delle banche. Tuttavia solo Muenchener Rueck ha un dividendo sicuro e l’azienda sta realizzando un piano di riacquisto delle azioni proprie», conclude.

Fra le banche ad alto dividendo Morgan Stanley dà una sufficienza un po’ tirata solo a Ing e a Crédit Agricole , giudicate nulla più che un equal-weight. Mentre Bnp Paribas, uno yield al 5,3%, è promossa con overweight.

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LA GARA CON IL BTP

Quasi il doppio di un Btp triennale. Le azioni più generose in Europa, e soprattutto in Italia, offrono cedole superiori al 5%, contro il 3,9% del Btp «breve». CorrierEconomia, allora ha calcolato quanto dovrebbe perdere ciascun titolo con cedola record dell’Eurostoxx 50 e dell’S&P Mib, affinché il suo rendimento complessivo a tre anni, ipotizzando un flusso costante di dividendi, divenga pari a quello di un Btp triennale. Oppure, nel caso dei titoli con dividendo più basso, quando dovrebbe invece guadagnare un’azione, sempre nel triennio, per raggiungere il Btp triennale.

Unipol, che rende uno straordinario 21% dopo aver triplicato il dividendo rispetto al 2007, dovrebbe bruciare quasi il 52% in conto capitale nei prossimi tre anni per annullare del tutto l’effetto delle sua cedola. Intesa Sanpaolo, che offre 0,38 euro per azione, come l’anno scorso, dovrebbe perdere oltre il 13% sempre da oggi al 2010, per tornare a rendere come il Btp triennale. I titoli che invece dovrebbero correre dietro al Btp coi prezzi per recuperare lo svantaggio sono Seat, Fastweb e Impregilo (+12%).

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