Mai come in questo periodo le Borse hanno suscitato l’attenzione del mondo politico, in particolare della sinistra, di solito scarsamente propensa a darvi importanza. Ma, adesso, il fronte pacifista sottolinea ogni possibile ribasso nei listini, per ricavarne motivi di pessimismo sui futuri sviluppi della guerra.
Le flessioni subite lunedì scorso dalle Borse europee e da Wall Street (maggiori a Francoforte e Parigi; meno pesanti a Londra, New York e Milano, con Tokyo in lieve rialzo) hanno dato luogo a definizioni catastrofiche come “lunedì nero”. E’ seguito, come era prevedibile, un recupero il martedì, che si è consolidato mercoledì, in tutte le piazze. Tanto che l’indice delle trecento migliori compagnie europee, nei due giorni, ha messo complessivamente a segno un recupero del 3 per cento. Recupero che ha premiato, in misura maggiore, Francoforte e Parigi, le piazze che lunedì avevano perso di più.
In effetti, i mercati finanziari, in questo periodo, sono dominati dalle notizie della guerra molto di più che dalle prospettive specifiche delle varie imprese o dallo stato di salute dell’economia nel medio e lungo termine. Naturalmente, se gli operatori si lasciano prendere la mano da questa visione unilaterale, occorre tenerne conto. Il mercato ha sempre ragione. Tuttavia bisogna anche cercare di capire ciò che, pure in questa situazione anomala, sembra attirare di più l’attenzione degli investitori. Una prima impennata effimera dei titoli fu dovuta all’impressione che la guerra fosse una specie di passeggiata. E’ seguito un ripensamento in cui sono stati messi nel conto i tempi più lunghi ma è stata sempre data per certa la vittoria finale degli alleati.
La caduta catastrofica in Borsa non c’è stata e non c’è. I mercati hanno rifiutato gli scenari neri offerti a piene mani dalle cassandre. Restano comunque le notizie provenienti dal fronte e che non sempre appaiono positive. Queste possono determinare, è chiaro, oscillazioni non sempre prevedibili. Ma il quadro complessivo non autorizza alcun allarme.
La situazione economica di America ed Europa resta purtroppo grigia. Com’era prima della guerra. Il nero, lasciamolo alle cassandre.
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