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(WSI) –
Una volta erano la pizza e il mandolino, oggi sono la Ferrari e le borse di Prada. I tempi cambiano e con loro anche i miti considerati oggi buoni motivi per vivere in Italia, che si piazza all’ottavo posto per qualità della vita. Almeno secondo la classifica stilata dalla rivista americana International Living
Per fortuna, oltre ai marchi che sono l’orgoglio del mercato italiano, la rivista americana assegna al Bel Paese anche il primato della cultura e delle arti, per i quali vengono chiamati in causa i nomi illustri del Rinascimento: Raffaello, Michelangelo e Botticelli.
Ma tra gli ingredienti fondamentali compaiono anche la buona cucina, la varietà dei paesaggi e la nostra storia. Insomma, Italia patria della “dolce vita” più che del vivere bene e che resta un po’ in disparte rispetto ad altri Paesi del Nord Europa che brillano tra i primi dieci posti classifica: la Francia davanti a tutte, seguita da Australia e Olanda, sesta la Svizzera, poi la Danimarca e, nono, il Lussemburgo.
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La hit parade stilata ogni anno dalla rivista americana tiene conto di diversi fattori, primi fra tutti quelli che secondo il buon senso comune sono condizioni irrinunciabili per vivere bene: poche tasse, prezzi bassi, buon clima, opportunità di lavoro e di investimento. Insomma, tutto ciò che può aiutare a scegliere dove mettere radici o ricominciare una nuova vita.
Nove, dunque, le categorie considerate dal rapporto “Quality of Life 2007”, secondo le quali sono stati giudicati 193 Paesi nel mondo per costo della vita, cultura e tempo libero, economia, ambiente, libertà, sanità, infrastrutture, sicurezza e clima.
A conti fatti, la Francia è imbattibile per quanto riguarda i prezzi e consumi (Parigi non è “cheap” ma risulta comunque più abbordabile di altre capitali europee), i beni artistici e le bellezze paesaggistiche, le specialità gastronomiche e i trasporti (fiore all’occhiello i treni ad alta velocità), la capacità d’impresa e il mercato, la produzione agricola e, non ultimo, il sistema sanitario, il cui primato mondiale è riconosciuto persino dall’Oms. A tutto ciò si aggiunga il fatto che la qualità della vita nelle regioni francesi sembra essere ben distribuita tra città e campagne.
L’Australia, terza classificata nel rapporto del 2006, quest’anno conquista una posizione grazie ai suoi spazi sconfinati e al clima generoso, che ne fanno un posto ideale per giovani alla ricerca di una “sede” definitiva. La natura, i divertimenti e le attività culturali coronano il ritratto di un Paese dove l’easy life diventa un traguardo raggiungibile.
Sempre nelle prime dieci posizioni, Nuova Zelanda e Stati Uniti risultano rispettivamente al quarto e quinto posto. Al decimo compare invece l’Argentina, novità assoluta rispetto ai Paesi selezionati negli anni precendenti. Dopo anni di crisi nera e grazie ad una faticosa ricostruzione economica, il Paese della Pampa sembra infatti rappresentare nuovamente un meta appetibile per investimenti, a cominciare dal mercato immobiliare.
Meno premiate risultano invece la Germania (undicesima insieme alla Norvegia), il Belgio e la Spagna, mentre il Giappone è al venticinquesimo posto. E se Haiti risulta essere il primo Paese per corruzione, l’isola di Naru, nel Pacifico, è quello dove la vita costa di meno in assoluto.
Gli Stati africani, infine, con lo Yemen e l’Afghanistan, restano in fondo alla classifica, seguiti solo dall’Iraq, che a oggi non può che essere fanalino di coda. Da quelle parti la vita è davvero difficile.
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