Società

QUALE FUTURO PER IL BIGLIETTO VERDE?

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

La forza del dollaro ha contribuito enormemente allo strapotere del mercato finanziario americano nel mondo. Oggi le azioni Usa contano per il 56% del mercato globale, mentre le riserve valutarie mondiali in dollari sono il 68%, rispetto al 51% di 10 anni fa.

La quotazione del biglietto verde riflette in parte la forza di una nazione che ha dimostrato una potenza militare e un efficienza economica ben al di sopra di ogni eventuale concorrente. Tuttavia, almeno negli ultimi 18 mesi, parte dell’afflusso di investimenti negli Stati Uniti e’ da collegare anche alla ricerca di una piazza finanziaria piu’ sicura, dove fronteggiare una crisi economica che negli ultimi giorni sembra pronta a volgere al termine.

Il vantaggio di questa posizione ha permesso agli Stati Uniti di finanziare un deficit della bilancia commerciale arrivato a $25,3 miliardi alla fine del 2001. Parte di questo sbilanciamento gode del fatto che i dollari spesi dagli americani per acquistare beni e servizi all’estero non vengono cambiati, ma tenuti come riserva di valore. Detenere valuta straniera, infatti, significa avere un credito verso il Paese che l’ha emessa. Tuttavia, dato che la semplice valuta non frutta un interesse, questo si tramuta in un risparmio per la nazione che ha il diritto di stamparla.

La quotazione attuale del dollaro riflette in parte i due effetti psicologici sopra citati: l’afflusso di capitali in cerca di investimenti sicuri sul territorio americano e una valuta all’estero considerata pregiata. A questo punto la domanda che sorge naturale e’: Perche’ tutto questo dovrebbe cambiare?

Se davvero la recessione e’ finita, gli Stati Uniti dovrebbero uscirne ancora piu’ rafforzati. Perche’ allora mettere in dubbio la forza del dollaro? Proviamo a fare qualche considerazione.

La forza del paese America emerge in momenti in cui l’economia mondiale e’ in crisi o in quelli in cui cresce a livelli molto sostenuti. Nel primo caso, gli Stati Uniti godono del fatto di avere un forte mercato interno e una possibilita’ di resistere ad una recessione senza eguali all’estero. Nel secondo, e’ la produttivita’ del sistema economico Usa a fare la differenza per il paese. Da questo punto di vista se davvero, come pronosticato da molti economisti la ripresa nel lungo termine sara’ tiepida e guidata dai fondamentali, e’ possibile che l’America perda parte di questo ascendente sul resto del mondo.

La seconda osservazione da fare e’ che gli investitori fino a questo momento sono stati disposti a pagare un premio sugli investimenti americani grazie alla credibilita’ del sistema finanziario Usa. Tuttavia, il caso Enron ha ampiamente dimostrato che neanche gli Stati Uniti sono immuni da pratiche contabili poco trasparenti e il livello di fiducia e’ destinato a scendere.

Infine, esiste la componente legata alla sicurezza. Nessuno dubita che gli Stati Uniti siano la piu’ forte potenza militare al mondo. La spesa in armamenti negli Usa e’ pari alla somma dei 9 paesi che la seguono nella classifica delle potenze militari. Tuttavia, quanto accaduto l’11 settembre ha dimostrato che, se il nemico si nasconde ed e’ disposto a tutto, la sola potenza di fuoco non e’ sufficiente per vincere la guerra. L’America oltre le sue vittime ha perso parte della sua intoccabilita’. Questo nel lungo termine potrebbe riflettersi nel valore del dollaro.

L’Euro
Chi potrebbe dunque avvantaggiarsi di un eventuale debolezza del dollaro? Il migliore candidato sembra essere l’Euro. Yen, sterlina inglese e franco svizzero non sembrano infatti in grado di rivestire un ruolo di moneta di scambio internazionale al momento. La valuta europea, sin dalla sua nascita, dopo aver quotato un livello massimo di 1,183 dollari per 1 Euro, ha continuato una lenta discesa, fino a perdere circa il 30%, quotando poco sopra 0,825.

Da questi livelli e’ poi risalito, quotando in questi giorni intorno alla soglia di 0,87. Secondo gli analisti tecnici di Morgan Stanley, se la moneta europea riuscira’ a tenere l’importante supporto di 0,8579, ha buone possibilita’, per la fine dell’anno, di rivalutarsi contro il dollaro di un buon 10% dai livelli attuali. La previsione degli strategist si spinge fino ad ipotizzare un valore di $1,05/1,10 per 1 Euro entro la fine del 2003.

E’ certamente difficile discutere di previsioni a cosi’ lungo termine, tuttavia il nostro parere e’ che un’inversione di tendenza sia possibile. Da una parte, infatti, le pressioni delle grandi corporazioni americane per avere un cambio piu’ competitivo che aiuti le esportazioni potrebbero ottenere qualche risultato sulla Casa Bianca. Dall’altra le istituzioni europee hanno tutto l’interesse a rafforzare l’Euro per aumentare il grado di fiducia nel progetto di una grande economia del vecchio continente e diminuire le pressioni inflazioniste dovute al dollaro forte.

Francesco Leone e’ analista di Wall Street Italia