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Puntare ancora sull’azionario: ma che strano atteggiamento

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(WSI) – Chissà che motivi ci saranno per continuare a comprare sull’azionario. Questa è la domanda che ci stiamo facendo da qualche giorno a questa parte e se guardiamo la giornata di venerdì, con chiusure degli stock positive su tutti i fronti, e l’apertura dell’Asia stanotte altrettanto positiva, i dubbi che ci stanno assalendo si moltiplicano.

Il campanello di allarme più grande, alla base di queste perplessità, ci arriva da due elementi: la possibilità che il prossimo novembre vengano disposte nuove misure di Quantitative Easing negli Stati Uniti ed il fatto che l’obbligazionario stia cominciando a scontare possibilità di aumento dell’inflazione che, in casi di ripresa economica che funziona sarebbe anche fisiologica e si dovrebbe combattere tramite l’aumento dei tassi di interesse (da qui la diminuzione dei corsi obbligazionari), ma che, combinata con la situazione economica attuale, non farebbe altro che andare ad appesantire ulteriormente la tasche di consumatori che stanno facendo fatica a raggiungere la fine del mese.

Eppure il valore dei titoli sale e siamo ormai giunti a fine settembre senza che si sia ancora vista la doccia che alcuni analisti si aspettavano. La delicatezza della situazione, ci viene confermata anche dai livelli molto particolari raggiunti da alcuni strumenti, oro in primis.

Come sappiamo, l’oro ha sempre mantenuto il suo status di bene rifugio, e nella giornata di venerdì ha superato di qualche punto la soglia di 1.300,00 dollari l’oncia, andando a battere sul lato lettera (ask) 1.300,35.

Un altro livello importante è stato raggiunto e continua ad essere tradato dal UsdChf, dove come sappiamo la parità è stata superata stabilmente ormai da una settimana. Anche gli yen stanno vivendo un momento molto particolare, con due interventi da parte della Banca Centrale nel giro di soli 10 giorni che ha mostrato le intenzioni di non far sforare quota 83.00 al UsdJpy che ora, dopo un rounding top sviluppatosi tra il 15 de il 21 settembre ha cominciato una lenta discesa che è stata contrastata sul finire di settimana ma che sembra possa proseguire (ricordiamo a tal proposito che il mercato tende quasi sempre a sfidare le mosse delle banche centrali).

A questo aggiungiamo la situazione delle crisi sovrane in Europa, i nuovi timori per l’Irlanda (fugati da Goldman Sachs) ed i dati macroeconomici americani che continuano a deludere (ordini di beni durevoli, molto importanti per verificare lo stato dell’industria americana, a -1.3% per il mese d’agosto) il “perché comprare?” di inizio commento, appare ancora più grande.

Ma passiamo ad analizzare la riapertura della settimana di scambi che, dal punto di vista tecnico, potrebbe portare a qualche conferma.

Stiamo pensando al cambio EurUsd, giunto venerdì in chiusura di settimana ad un livello importante, 1.35 in grado, una volta rotto, di proiettare i prezzi ancora più in alto, almeno sino a 1.39.

L’idea che sta alla base di questi obiettivi si fonda sulla rottura della tendenza ribassista, due settimane fa in area 1.30, movimento che ha scatenato la ripresa della moneta unica sino ai due obiettivi rimanenti indicati dai ritracciamenti di Fibonacci (del movimento di discesa dal doppio massimo di 1.5140 sino a 1.1875). Osservando il cambio più nel breve, attraverso un grafico orario per esempio, bisognerà porre attenzione alla tenuta del supporto dinamico passante in area 1.33 per aspettarsi il raggiungimento degli obiettivi sopra descritti.

Passiamo a vedere il cambio UsdJpy, molto vicino ad un livello importante. Ci troviamo infatti poco al di sotto del punto al quale abbiamo assistito ad uno spyke anomalo venerdì mattina. Se i prezzi dovessero rompere stabilmente il supporto di breve in area 84.25/84.05 potremmo attenderci un ulteriore discesa in teoria ancora sino al minimo visto a 82.90, due settimana fa precedentemente all’intervento confermato della BoJ.

Segnaliamo in questo caso un nuovo aumento delle posizioni a favore del dollaro americano, così come indicato dal nostro indicatore SSI. Ora ci troviamo con l’80% dei trader lunghi in attesa di un nuovo intervento.

Vediamo ora il cambio EurJpy, che da una decina di giorni a questa parte si mantiene in un movimento di lenta risalita supportato da una trendline ben precisa. Parliamo della linea dinamica che congiunge i minimi del cambio dal 16 settembre scorso a 110.65, confermata poi il 21 e non meno di altre 4 volte (su grafico orario) tra giovedì e venerdì scorso.

Per le prossime ore questa transita a 112.70 e sino a che non sarà violata a ribasso possiamo attenderci attacchi rialzisti alla ricerca della rottura della resistenza posizionata a 114 figura.

Il cable, oltrepassato con forza il livello di resistenza a 1.5730 venerdì sembra non avere più freni per un ritorno al punto di partenza della correzione ribassista iniziata a 1.60 ad inizio agosto. Il concetto è chiaramente espresso da un grafico con candele a 240 minuti e da un ritracciamento di Fibonacci calcolato appunto dal triplo massimo di 1.60 ed il minimo di 1.53: 1.5730 ha rappresentato il 61.8%, livello oltre il quale la teoria parla di una ripresa “totale”.

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