Economia

Prossima crisi scoppierà con eruzione vulcano Bond

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Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, le banche d’affari e i broker come di consueto sono impegnati a fare previsioni sul 2018. L’interrogativo principale dei report riguarda la fase rialzista storica dei listini. Saranno in grado le Borse di continuare a salire, forti dei fondamentali solidi di economia e settore privato?

L’indice S&P 500, ha avvertito Societe Generale di recente, scambia su valori 22,8 volte superiori alle stime sugli utili futuri delle aziende quotate sul listino americano. È uno dei tanti esempi di quanto sia sopravvalutato il mercato azionario dopo i vari record raggiunti. Lo stesso paniere allargato di Wall Street ha superato per la prima volta quota 2.600 punti questa settimana, con anche Dow Jones e Nasdaq che hanno aggiornato per l’ennesima volta i rispettivi record assoluti.

La corsa dovrebbe proseguire, secondo Credit Suisse, ma più che nell’azionario le banche d’affari e gli analisti dovrebbero rivolgere la loro attenzione all’obbligazionario: è infatti qui, secondo alcuni analisti e consulenti finanziari, che si cela la minaccia principe per i mercati e le economie industrializzate e non. Stiamo parlando del mercato dei titoli obbligazionari high yield. In un contesto di investimenti tuttora caratterizzato da tassi bassi e rendimenti minimi, è in questo mercato che “erutterà la Supernova” dei Bond.

“Proprio come il prossimo vulcano islandese, possiamo sentire il mercato dei bond ad alto rendimento che ribolle sotto i nostri piedi, come una nube di fumo minacciosa che sale sopra il ghiacciaio”, osserva con una raffigurazione lirica lo strategist del broker Mint Partners. “Mi chiedo se forse non dovrei far recapitare alla Fed il ‘premio Sherlock Holmes’ per aver scoperto negli ultimi verbali che gli “squilibri finanziari stanno aumentando“, dice con ironia.

A sostegno della sua tesi, Blain cita quanto successo in Cina oggi. L’azionario ha subito il calo giornaliero più marcato degli ultimi 17 mesi dopo che sono tornati a riaffacciarsi i timori di surriscaldamento dell’inflazione. Il mercato teme anche le conseguenze che le misure di stretta creditizia imposte dalle autorità di Pechino potrebbero avere sull’economia.

Questo spiega in parte come mai, nonostante le iniezioni di liquidità della banca centrale, i rendimenti dei Bond in Cina continuino a salire. La paura maggiore degli investitori riguarda la mole massiccia di debiti, anche privati. Si stima che ci siano circa mille miliardi di dollari di debiti aziendali che devono essere ripagati l’anno prossimo.

Nell’eventualità che l’inflazione torni a crescere mentre le autorità adottano politiche che alimentano salari e prezzi al consumo, il rischio reale secondo Blain è che i tassi di interesse salgono d’improvviso, rendendo i rifinanziamenti dei tanti nuclei familiari e aziende debitori sempre più difficili.

In Italia fondi a cedola carichi di Bond a basso rating

Un consulente finanziario italiano, che ha anticipato di due anni il buco dei subordinati delle banche, sposa la tesi di Blain e in una email a Wall Street Italia prevede per esempio che “con questi tassi negativi , i gestori dei fondi hanno comprato obbligazioni rischiose, per compensare i costi dei fondi e l’azzeramento dei rendimenti“. Fino a quando le politiche della Bce rimangono accomodanti e la fiducia rimane stabile va tutto bene, “ma credo che entrambe abbiano il tempo limitato”.

Questo significa, secondo il private banker, che “i sottoscrittori di fondi a cedola, ignari di quello che hanno nei loro fondi, scopriranno un calo consistente delle loro quotazioni. Fondi che distribuiscono cedole del 2% ( poi leggendo, si scopre che parte di quel 2% può essere restituzione del loro capitale ) hanno all’interno una quantità notevole di obbligazioni dal rating BB”.

Dopo le obbligazioni subordinate, di cui i risparmiatori italiani si fidavano perché trattavasi di obbligazioni (investimenti a reddito fisso), “il prossimo appuntamento con la sorpresa, credo saranno queste tipologie di fondi con molte obbligazioni dal basso rating“. Il risparmiatore italiano è infatti passato, ricorda sempre il consulente, dalla cedola del BTP alla cedola del fondo. Con la differenza “che all’interno non ci sono solo titoli dello Stato“.