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Propensione al rischio appesa al filo dell’occupazione Usa

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Non c’è bisogno di avere un occhio sempre puntato al calendario macroeconomico per accorgersi che oggi sono previsti i dati più importanti del mese. È sufficiente aver osservato con attenzione l’andamento dei prezzi delle major delle ultime ore (dal pomeriggio di ieri per le precisione) per aver auto la sensazione di “qualcosa” in arrivo.

La diatriba sull’identificazione del particolare momento vissuto la settimana che si appresta alla conclusione (siamo in presenza di un’inversione duratura della tendenza ribassista o ci troviamo a sopravvalutare una correzione temporanea dovuta a range ridotti e alta volatilità?) potrebbe essere chiarita oggi, con due dati catalizzatori come il Non Farm Payrolls e il tasso di disoccupazione, ovviamente provenienti dagli Stai Uniti.

Questo è anche il giorno in cui le parole del presidente della Fed, Mr. Bernanke, verranno pesate: ricorderete che non più tardi di venerdì scorso aveva dichiarato di essere “pronto a qualsiasi mossa, se necessario”. Ebbene se il mercato del lavoro, che rappresenta la pedina più importante nelle considerazioni di politica monetaria (stimata dagli analisti al 70% sul totale), dovesse fornire un dato positivo, questo potrebbe calmare gli spiriti e lasciare il mercato libero di continuare per questa fase: una rilevazione negativa non farebbe altro che complicarla situazione, portando in dote probabilmente una nuova ripresa dell’avversione al rischio con l’incognita Quantitative Easing si o no.

Ma cosa si intende per dato positivo o negativo? Fermo restando che, soprattutto il NFP, è un dato molto volatile, quindi soggetto ad eventuali modifiche tra un mese, le stime degli analisti puntano ad un miglioramento da -131k a -105k. Generalmente quindi se dovessimo avere un dato da -105k in giù (inferiore a -100k) la situazione potrebbe risultare positiva per lo scenario e negativa per il dollaro (per l’evidente diminuzione dell’avversione al rischio).

Per il tasso di disoccupazione previsto in peggioramento, se la rilevazione dovesse risultare quantomeno confermata, al 9.5% come la precedente, potrebbe rappresentare un ottimo fattore a supporto dello scenario di normalizzazione del mercato.

Passiamo quindi alla consueta analisi tecnica con la speranza che le prospettive di volatilità non ci obblighino a utilizzare range incredibilmente ampi.

Cominciamo dall’euro dollaro vedendo come, dalla metà del pomeriggio di ieri, ci troviamo confinati all’interno di 30 punti di range, evidentemente punti troppo stretti per attutire movimenti successivi ai dati di oggi. In questo caso quindi prendiamo in considerazione il doppio massimo a 1.2850 (la cui rottura riporterebbe d’attualità il livello indicato di 1.2920 e poi, se tutto va come da attese, livelli ancora più ambiziosi in zona 1.32) con un supporto che si trova nel breve a 1.2775: questo rappresenta non solo il minimo di ieri ma è anche il livello dove transita la media mobile esponenziale a 100 periodi, considerando un grafico orario.

Nessuna eccezione sul cambio UsdJpy: 30 punti di range da ieri anche in questo caso. Crediamo che questo possa essere il cambio da tenere più in considerazione, successivamente alla pubblicazione, perché un dato favorevole al dollaro potrebbe riportare i prezzi a provare quel livello dinamico di resistenza di cui parliamo da inizio settimana e che si trova vicino a 86 figura. Dati negativi sono in grado di portare il cambio al di sotto del minimo degli ultimi 15 anni, visto il 24 agosto scorso a 83.60 e quasi riprovato due giorni fa.

Vediamo ora il cable, anch’esso all’interno della medesima configurazione laterale vista nei due casi soprastanti: qui pensiamo che lo scenario possa rimanere neutrale sino al superamento di 1.55 figura. Sopra questo preciso livello (che è anche massimo di lunedì) possiamo attenderci una risalita decisa del cambio nel breve per almeno un’altra figura di guadagno.

L’EurJpy, la cui ripresa rialzista di due giorni fa si è arrestata a 108.60, potrebbe affacciarsi di nuovo verso questo livello. Il supporto a questo scenario si trova a 107.50.

La moneta elvetica, nonostante un GDP pubblicato ieri davvero positivo (+3.4% su base annuale rispetto a 2.6% atteso), si è mantenuto davvero stabile nei confronti dell’euro, segnale questo che i movimenti sono dettati da fattori esterni più che dal buono stato di salute dell’economia. Anche in questo caso però potrebbe aver pesato la vicinanza del dato più atteso dal mercato dall’ultimo mese. Tecnicamente solamente un ritorno al di sopra del doppio massimo di 1.3040 potrebbe alleviare la pressione sulla moneta unica, mentre estensioni a ribasso sono sempre in agguato.

Discorso, per concludere, differente per quanto riguarda il rapporto con il dollaro. In questo caso il dato di ieri ha avuto un effetto diretto e quantificabile in grado di far compiere un ulteriore passo verso la parità. Ci siamo infatti allontanati dalla zona di resistenza dinamica indicata anche ieri, a 1.0180, per scendere di quasi una figura. Ora i prezzi si trovano a cavallo di 1.01 figura, per cui, la resistenza può rimanere valida, mentre un dato negativo potrebbe portarci a vedere la parità anche prima del previsto.

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