Mercati

Pronte le grandi banche: Il mercato ci interessa

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Porta anche la firma dei maggiori gruppi bancari italiani la task force economico-diplomatica che sbarcherà in India la prossima settimana al seguito del presidente del consiglio, Romano Prodi. Rispetto a due anni fa, la delegazione dei banchieri (guidata dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola) si presenta nutrita, pronta a sostenere il made in Italy in uno dei mercati più promettenti al mondo: saranno 13 i gruppi bancari rappresentati nella missione, in rappresentanza di circa il 50 per cento del settore per totale attivo. Vi faranno parte Capitalia, Intesa-Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare di Verona e Novara, Banca Popolare di Vicenza, Banca Sella Holding, Mps, Bper, Banca Antonveneta, Bnl-Bnp Paribas, Bpu, Banca Arner Italia e Banca Italease. Negli ultimi anni il numero di banche presenti sul territorio indiano cresce di numero a testimonianza di come il sistema creda nel progetto-India: sono sei i grandi gruppi bancari italiani presenti nel Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare di Verona e Novara, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Vicenza e Banche Popolari Unite) con otto uffici di rappresentanza. A questi si aggiungeranno a breve due nuovi uffici di rappresentanza a Mumbai e a New Delhi. Inoltre, sei gruppi italiani stringono accordi di collaborazione con i più importanti intermediari locali per agevolare l’ingresso dei clienti nei rispettivi circuiti finanziari, supportarli nelle loro attività produttive e commerciali e nella gestione delle rimesse inviate all’Italia. A conferma di quanto il sistema banche punti sul mercato indiano vanno registrate ieri anche le parole dell’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, il quale anticipa che sta “trattando una joint venture nel settore della gestione del risparmio in India e che l’operazione dovrebbe chiudersi entro breve. L’Europa – aggiunge il banchiere – resta il nostro mercato di riferimento; l’India ci interessa mentre in Cina non è il momento migliore per investire nelle banche commerciali, perché con l’attuale normativa si rischia di impiegare molti soldi con il rischio di non contare nulla nel livello decisionale”.