L’Italia arriva in ritardo in Cina, ma non così tanto da non poter avviare proficue relazioni. E’ quanto riferisce il presidente del Consiglio, Romano Prodi, inaugurando a Nanchino la missione politico-economica dell’Italia in Cina. “Può esserci stato un ritardo, ma quando c’è uno sviluppo così multiplo i treni sono tanti e guai a ritardare ancora – spiega il premier – Adesso siamo arrivati in ritardo e quindi dobbiamo correre”. Prodi è accompagnato dai ministri Antonio Di Pietro, Rosy Bindi, Emma Bonino e Fabio Mussi e dal presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. La visita proseguirà nei prossimi giorni per Canton, Shanghai, Tianjin e Pechino, e terminerà lunedì prossimo, con gli incontri di Prodi con il primo ministro Wen Jiabao e il presidente Hu Jintao. “Mi aspetto – aggiunge Prodi – che ci inseriamo in un mondo che sta cambiando. Vi sarete accorti immediatamente di cosa è la Cina. Basta vedere Nanchino: rinnovamento totale, infrastrutture, capacità produttiva enorme, un’esportazione che in una sola regione ha le dimensioni di un grande Paese europeo. Questa è la Cina”. Un Paese di cui non bisogna aver paura, sottolinea Prodi: “E’ un Paese che noi vogliamo assuma un ruolo nel mondo in forma collaborativa, non in forma dirompente. L’Italia è stata fuori troppo. Dobbiamo entrare con tutte le forze che abbiamo, anche se abbiamo molte debolezze”. Sull’Italia che può diventare la porta d’Oriente, Prodi osserva: “Abbiamo sei giorni di navigazione in meno rispetto ad Amburgo e Rotterdam e il 70 per cento delle merci cinesi arriva lì e anche le prime lavorazioni si svolgono in quei porti. Questo significa essere tagliati fuori dallo sviluppo ulteriore del mondo. L’Italia porta d’Oriente per l’Europa – conclude il premier – vuol dire che quegli sbarchi, quelle lavorazioni, i centri di servizi devono venire nel Mediterraneo. Il Mediterraneo sta guadagnando quote, ma negli ultimi anni la Spagna è in vantaggio sull’Italia”.
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