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Private banking, come gestire i portafogli per far fronte alla longevità degli italiani

La crescente aspettativa di vita rappresenta una delle trasformazioni più rilevanti del nostro tempo, con impatti significativi sulle scelte finanziarie delle famiglie. L’Italia è tra i Paesi con la popolazione più longeva al mondo: si stima che entro il 2040 oltre il 32% degli italiani avrà più di 65 anni.
Per capire come gestire questa trasformazione della società italiana l’Aipb ha realizzato il report “Longevity Risk e Goal based investing: pianificare il benessere finanziario a lungo termine”, assieme all’università del Salento e l’università Tor Vergata di Roma. Questo studio analizza le sfide e le opportunità legate al rischio di longevità, le conseguenze sulle scelte di investimento e sulle strategie di gestione del patrimonio nel lungo periodo, approfondendo in particolare le strategie di Goal-Based Investing.

Il contesto demografico e le sue implicazioni finanziarie.

Vivere più a lungo (Longevity Risk) implica che un numero crescente di individui dovrà pianificare risorse sufficienti per mantenere il proprio tenore di vita per un periodo più lungo del previsto. Sulla base dell’indagine presentata nel report Aipb solo il 13% degli investitori integra pienamente questo rischio di longevità nelle proprie strategie, mentre un significativo 66% ritiene che la propria pianificazione ne tenga conto solo in parte.

E’ necessaria quindi una revisione delle strategie di investimento, con particolare attenzione alla diversificazione temporale riducendo progressivamente il rischio e alla capacità di generare reddito sostenibile nel lungo periodo. La necessità di affrontare spese impreviste, come cure mediche o assistenza a lungo termine, può infatti incidere significativamente sull’equilibrio finanziario delle famiglie.

Come mitigare il rischio di longevità e ruolo del Goal-Based Investing.

prodotti assicurativi svolgono un ruolo importante nella mitigazione del rischio di Longevità. Il loro utilizzo può influenzare positivamente le scelte di investimento, permettendo di allocare una maggiore porzione di capitale in asset più rischiosi e potenzialmente più redditizi. In particolare, la rendita vitalizia garantisce pagamenti regolari per tutta la vita dell’assicurato, mentre le polizze Long-Term Care (LTC) coprono le spese per l’assistenza a lungo termine. Anche le polizze Income Insurance (Protezione Reddito) possono fornire un sostegno finanziario in caso di invalidità.

Una delle strategie di investimento più efficaci per affrontare il Longevity Risk è il Goal-Based Investing (GBI) che consente di pianificare e gestire il patrimonio in funzione degli obiettivi di vita. Nel dettaglio il GBI richiede la definizione dell’orizzonte temporale, dei flussi di cassa e degli obiettivi futuri, puntando a massimizzare la probabilità di raggiungere tali obiettivi, attraverso un ribilanciamento periodico del portafoglio e un dialogo continuo tra consulente e investitore.

Secondo i dati raccolti da Aipb, il 44% degli intermediari finanziari considera il GBI altamente efficace, sottolineando l’importanza di un approccio personalizzato e orientato a lungo termine. La quasi totalità degli intervistati (88%), però, ritiene che saranno necessari 3-5 anni affinché la logica GBI diventi un modello diffuso nel segmento private. Attualmente, infatti, per il 56% degli intervistati, una quota compresa tra l’1% e il 10% degli AUM è gestita secondo logiche Goal-Based, sebbene l’80% si aspetti un aumento moderato di questa percentuale nei prossimi tre anni.

L’analisi inoltre evidenzia che il 67% degli intermediari preferisce un modello GBI che prevede un portafoglio specifico per ogni obiettivo di vita, rispetto ad un unico portafoglio per tutti gli obiettivi. Questo approccio consente una personalizzazione più accurata e una maggiore flessibilità nel soddisfare le diverse esigenze dei clienti. La maggioranza degli intervistati è “poco d’accordo” (56%) con l’idea che i modelli GBI favoriranno l’incremento dei prodotti passivi. Il 76% si dichiara “abbastanza” o “molto d’accordo” sul fatto che i modelli GBI rappresenteranno un’opportunità per accrescere la redditività del Private Banking.

Tuttavia, emergono ostacoli rilevanti all’adozione su larga scala del GBI. Tra questi, il 76% degli intermediari segnala la mancanza di conoscenza e consapevolezza da parte dei clienti quale principale barriera. Seguono la resistenza al cambiamento dei consulenti finanziari (68%) e la mancanza di strumenti tecnologici adeguati (67%).

Sfide e opportunità per il private banking

Il private banking dovrà avere un duplice ruolo: da una parte, guidare i clienti verso l’adozione di una pianificazione previdente e, dall’altra, sviluppare soluzioni innovative per gestire il Longevity Risk. Se da un lato il 77,5% degli investitori valuta come molto utile il supporto e la consulenza della propria banca per la pianificazione a lungo termine e la salvaguardia del patrimonio familiare, dall’altro emerge un bisogno di maggiore informazione e strumenti dedicati per affrontare le sfide legate alla longevità. Infatti, solo il 16% degli intervistati definisce il portafoglio investimenti insieme al consulente in modo completamente orientato a specifici obiettivi di spesa, mentre il 78% lo fa parzialmente.

Infine, solo il 42% pianifica i propri investimenti in funzione degli obiettivi di vita, mentre il 58% si concentra sulla massimizzazione del rendimento senza una chiara strategia di lungo periodo.