(9Colonne) – Roma, 11 lug – Con il “sì” di Montecitorio, pronunciato stamattina in assemblea, sta per giungere al traguardo finale il disegno di legge che delega il governo a disporre il riordino degli enti di ricerca. Approvato dalla Camera con 253 voti a favore, 122 contrari e 84 astensioni, il provvedimento è stato parzialmente modificato e attende quindi di essere nuovamente esaminato dal Senato per arrivare all’approvazione definitiva. Il testo autorizza il governo a procedere entro 18 mesi dalla sua entrata in vigore, al riordino degli statuti e degli organi di governo degli enti pubblici nazionali di ricerca, vigilati dal ministero dell’Università e della ricerca. Contro il testo hanno votato Fi e la Lega, mentre Udc e An si sono astenute. Numerosi gli enti interessati al riordino, fra cui l’Agenzia spaziale italiana, il Cnr, il Consorzio per l’area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, l’Istituto italiano di studi germanici, l’Istituto nazionale di alta matematica, l’Istituto nazionale di astrofisica, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, l’Istituto nazionale di ricerca metrologica, il Museo storico della fisica e Centro di studi e ricerche ‘Enrico Fermi’, l’Istituto italiano di tecnologia e la Stazione zoologica ‘Anton Dohrn’. Un punto importante del disegno di legge delega è la norma che affida all’Agenzia nazionale di valutazione il compito di valutare i risultati dell’attività degli enti di ricerca e di riferire periodicamente al governo. Stamane, prima della votazione conclusiva, il governo è stato battuto due volte su due diversi ordini del giorno, uno presentato dalla deputata della Rosa nel Pugno, Donatella Poretti e un altro, bipartisan, firmato dai deputati Tommaso Pellegrino, dei Verdi e Simone Baldelli, di Forza Italia. L’aula ha detto sì a un atto di indirizzo “ispirato alla meritocrazia, all’investimento sui nostri migliori cervelli e all’effettiva destinazione dei fondi per la ricerca a progetti concreti e non solo al mantenimento delle strutture e del personale degli enti”.
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