(Teleborsa) – L’importazione in Italia di grano dalla Russia rispetto allo scorso anno è triplicata raggiungendo i 32 milioni di chili nel primo quadrimestre del 2010. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti del grande caldo nel centro dell’ex impero sovietico dove sono andati distrutti quasi dieci milioni di ettari di coltivazioni di grano. Mentre si rincorrono voci su un possibile blocco delle esportazioni dalla Russia, come già avvenuto in passato per far fronte al fabbisogno interno, alla chiusura del Chicago board of trade, punto di riferimento delle contrattazioni internazionali, si è registrato – sottolinea la Coldiretti – un ulteriore balzo verso l’alto del 3 per cento in un solo giorno raggiungendo i 7,5 dollari per bushel (oltre 0,21 euro al chilo) per i future con consegna a dicembre 2011, il massimo da quasi due anni. Il prezzo del grano – spiega la Coldiretti – è salito del 62 per cento dall’inizio di giugno facendo registrare il piu’ rapido incremento degli ultimi trenta anni e gli effetti cominciano a farsi sentire in Italia anche se i prezzi restano sui livelli minimi al di sotto dei costi di produzione. Il frumento tenero (per il pane) evidenzia una crescita a luglio dell’11 per cento mentre – precisa la Coldiretti – quello duro (per la pasta) è in calo del 25 per cento rispetto allo scorso anno, secondo Ismea. Un effetto delle speculazioni contro le quali è impegnata a combattere la piu’ grande società di europea di trading dei cereali di proprietà degli agricoltori, varata a luglio, che – riferisce la Coldiretti – ha il compito di gestire oltre 20 milioni di quintali di prodotto tra grano duro destinato alla produzione di pasta, grano tenero per il pane, girasole e soia, esclusivamente di origine italiana e garantiti non ogm. La società denominata “Filiera Agricola Italiana” è partecipata da 18 Consorzi Agrari, 4 cooperative, 2 organizzazioni dei produttori, una società di servizi di Legacoop e Consorzi Agrari d’Italia ed ha il compito di gestire la contrattualistica nella coltivazione e nella commercializzazione dei seminativi prodotti in tutto il paese. A far salire le quotazioni mondiali sono – sottolinea la Coldiretti – le previsioni di un calo del raccolto dovuto alle alte temperature e alla mancanza di precipitazioni in Russia ma anche in Paesi come l’Ucraina ed il Kazakistan. Si tratta – precisa la Coldiretti – di tre Paesi che fanno parte della top ten degli esportatori mondiali ai quali si aggiunge il Canada dove la forte pioggia durante le semine fa temere un calo della produzione. In Italia si è verificato un calo delle superfici coltivate dell’1 per cento per il grano duro destinato alla produzione di pasta e del 5 per cento per quello tenero per il pane secondo il bollettino Agrit del Ministero delle Politiche Agricole, determinato però dai bassi prezzi riconosciuti ai coltivatori che sono scesi – sostiene la Coldiretti – al di sotto dei costi di produzione. Secondo i dati Ismea – precisa la Coldiretti – la campagna 2008/09 si è conclusa con prezzi all’origine diminuiti rispetto a quella precedente, del 41 per cento per il grano duro. Un effetto – conclude la Coldiretti – delle speculazioni favorite anche dalla possibilità di spacciare come Made in Italy la pasta ottenuta dal grano importato dal Messico, Turchia o Kazakistan come purtroppo spesso accade. Il risultato è che un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero ma i consumatori non lo sanno e per questo la Coldiretti chiede che venga indicata in etichetta l’origine del grano utilizzato. L’Italia – conclude la Coldiretti – ha importato nel 2009 oltre 6,5 miliardi di chili di grano (duro e tenero) con un aumento del 16 per cento nel primo quadrimestre del 2010.
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