Dopo le serate di Arcore, l’orgia del potere si trasferisce alla Camera dei deputati dove va in scena il lungo rush finale per salvare il presidente del Consiglio dai processi. Adesso il Cavaliere è ad un passo dalla prescrizione del processo Mills e, in successione, da quello Mediaset e Mediatrade, mentre per l’affaire Ruby forse dovrà attendere che la norma Mugnai presentata al Senato sul processo lunghissimo, vanifichi anche questo ennesimo sforzo della magistratura. Il processo breve, però, è anche altro, oltre a essere l’ennesima legge ad personam. E’, soprattutto, un colpo alla giustizia italiana e alle persone che da anni attendono di vedere pagare i colpevoli di alcuni dei più gravi delitti degli ultimi decenni della storia criminale del Paese, con 15mila provvedimenti che verranno chiusi, come Parmalat e Santa Rita. Il primo a passare all’incasso, per il momento, è il Guardasigilli, designato ufficialmente dal Capo, davanti ai giornalisti della stampa estera, come suo successore. Una scelta accolta con freddezza dai vertici del Pdl. Altero Matteoli è il primo a uscire allo scoperto: “Stimo Alfano, ma nemmeno un autorevole presidente del Consiglio può dare l’investitura. E a rovinare la festa al premier è arrivata anche la presa di posizione del Quirinale. Il Capo dello Stato ha annunciato: “Valuterò i termini” del processo breve “quando saremo vicini al momento dell’approvazione definitiva in Parlamento”. (dal Fatto Quotidiano)
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Roma – “314 sì, 296 no, la Camera approva”. Con la formula di rito il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini chiude la maratona in Aula sul processo breve 1. Una giornata senza gravi incidenti e con l’opposizione che avendo esaurito il tempo a disposizione poco ha potuto fare nella sua battaglia per far cadere la maggioranza in qualche votazione.
L’ultima “trappola” è stata la richiesta di voto segreto su un un emendamento presentato da Di Pietro ma la maggioranza ha retto (anzi ha conquistato sei voti dello schieramento avversario) anche, e soprattutto, grazie alla presenza compatta e assidua dei ministri e dei sottosegretari.
E allora, mentre all’esterno della Camera i familiari delle vittime delle tante tragedie che hanno funestato il Paese facevano sentire le loro voci, alle opposizioni non è rimasto altro che scegliere di far emergere il proprio dissenso in altri modi: i deputati del Pd hanno votato tenendo in mano una copia della Costituzione, la stessa dalla quale ieri avevano letto uno per uno gli articoli, mentre quelli dell’Idv hanno innalzato dei cartelli con, fra l’altro, le scritte “Rogo Thyssen, nessuna giustizia”; “Crac Parmalat, nessuna giustizia”; “Santa Rita, nessuna giustizia” riferendosi ai processi che, dopo l’applicazione della legge, avranno una prescrizione breve prevista dall’articolo tre della legge che ora passa al Senato.
Ovvia la soddisfazione del presidente del Consiglio: se la legge passa in Senato, si vedrà prescritto il processo Mills. “Finalmente una legge che ci mette al passo con l’Europa” è stato il commento di Berlusconi ai deputati che lo hanno chiamato dopo il voto. Il Cavaliere, in verità, dopo la preoccupazioni è sembrato sollevato dalla tenuta della maggioranza bloccata a 314 voti ma che nel suo ottimismo il presidente del Consiglio continua a vedere proiettata verso quota 330.
“Noi siamo compatti, loro no”, il commento soddisfatto del Cavaliere. “Una macchina da guerra”, ha chiosato il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Al quale ha fatto subito coro Umberto Bossi contestato al grido di “venduto” venduto” fuori dal Palazzo. “I numeri ci sono – ha detto il Senatur – il governo va avanti. Non sono 330 ma sempre meglio di niente”.
Quanto alle accuse di aver fatto un’amnistia, il leader leghista è sbrigativo: “Sono tutti trucchetti, giochi di prestigio della sinistra. Hanno fatto una battaglia alla morte, non sapevano più cosa dire e hanno tirato fuori la storia dell’amnistia…”. Però a chi gli chiedeva se la Lega aveva votato con piacere questa legge il ministro ha risposto: “Abbiamo votato…”.
Dall’opposizione invece parole di fuoco. “Oggi il governo nella coscienza degli italiani ha compiuto un passo verso l’abisso”, ha detto Pier Luigi Bersani, soddisfatto però per la battaglia condotta. “Ora – ha aggiunto – sta a noi far comprendere la vergogna di questo provvedimento, l’assoluto disprezzo del governo verso i problemi veri del paese mentre ha messo il massimo impegno sul processo di Berlusconi. Per me questo rimarrà un marchio indelebile della Legislatura”.
Anche il finiano Italo Bocchino va all’attacco: “E’ stato triste vedere la Camera dei deputati bloccata alla presenza di tutti i membri del governo al solo fine di far prescrivere il processo Mills prima della più che probabile condanna di Berlusconi in primo grado”. E Antonio Di Pietro sarcastico: “Ai tempi miei c’erano due tipi di imputati: chi andava ad Hammamet per sfuggire ai giudici e chi veniva in procura. Berlusconi ha inventato il terzo tipo, quello che va in Parlamento e si fa le leggi per non farsi processare”.
E anche i magistrati e avvocati fanno sentire il loro dissenso. “Valuteremo eventuali forme di protesta, ma soprattutto faremo sentire la nostra voce illustrando le ricadute che queste norme avranno sul sistema”, ha detto il presidente dell’Anm Luca Palamara. Mentre l’Unione delle camere penali in una nota parla di una normativa “illogica ed erronea prima ancora che evidentemente ispirata da ragioni che non tutelano il bene comune”.
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