
LONDRA (WSI) – Le banche si trovano a dover affrontare una nuova serie di norme internazionali di capitale, volte ad obbligare i detentori di obbligazioni, piuttosto che i contribuenti, a farsi carico degli istituti in difficoltà.
Le authority mondiali, riporta un articolo del Financial Times, stanno cercando infatti il sostengo dei leader politici per elaborare proposte che costringano le banche a detenere un importo minimo di fondi, che possano essere utilizzati in caso di collasso.
Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, ha dichiarato che un simile provvedimento è strenuamente voluto dal G20 per evitare il ripetersi di una crisi come quella del 2008 e che vi siano banche “troppo grandi per fallire”.
Carney, in qualità di presidente del Financial Stability Board, è alla ricerca di un sostegno politico in vista del vertice del G20 in calendario in Russia in settimana. Tuttavia, anche qualora si raggiungesse un tanto sospirato accordo a livello internazionale, l’applicazione di un simile pacchetto di norme richiederebbe un processo particolarmente lungo, destinato a concludersi non prima del 2015.
Per evitare che i default bancari siano a carico dei contribuenti, le regolamentazioni internazionali stanno andando in una direzione ben precisa: far sì che le maggiori banche ritenute strategiche nei diversi paesi, garantiscano strutture patrimoniali che consentano un elevato assorbimento delle potenziali perdite.
Gli istituti finanziari potranno inoltre essere chiamati ad effettuare anche cambiamenti organizzativi sostanziali, mentre le autorità di regolamentazione dovranno probabilmente firmare accordi di cooperazione senza precedenti.
Sia gli Stati Uniti e l’UE hanno fatto progressi verso un simile quadro giuridico, ma la strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli.