Società

POLLARI
LI HA IN PUGNO

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(WSI) –
Sul Sismi negli anni in cui a guidarlo è stato l’ex direttore Nicolò Pollari, sollevato dall’incarico dal governo Prodi, è polverone da anni. A ispirarlo, e a sceneggiare passo passo i diversi atti di un canovaccio che ha tentato di presentarlo sempre più come un covo oscuro di manovrieri e disinvolti “spioni in proprio”, è a tutti gli effetti una lobby mediatico-giudiziaria.

Per carità, non tocca a noi giudicare, ma le cose vanno chiamate con il loro nome. Vi diciamo solo che comprendiamo benissimo la reazione di Pollari, affidata in forma indiretta a un comunicato di Sergio De Gregorio, il presidente della Commisione Difesa che, essendo per molti versi fuori dai partiti e fuori dalla contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, ha finito per diventare un punto di riferimento per molti militari che rifiutano di vedere il proprio buon nome infangato da beghe politiche non li riguardano.

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È accaduto col generale Speciale defenestrato dalla Guardia di Finanza, accade ora all’ex direttore del Sismi. E accade in una fase assai delicata: quando il governo Prodi ha sostituito già tutti i vertici dei servizi; quando in Parlamento giace una riforma complessiva dell’intelligence di cui non s’intravede esito, e che spiega perché molti si diano da fare per cambiarla ulteriormente a colpi di dossier; e infine quando, defenestrato il capo della Guardia di Finanza e sostituito il capo di Stato maggiore dell’Esercito, il governo Prodi medita di sostituire il capo di stato maggiore della Difesa – l’ottimo ammiraglio Di Paola – e numerose altre posizioni nel vertice militare, nelle tre armi come nel Comando operativo interforze.

Insomma, l’aria che tira è molto pesante. E spiega le macchinazioni mediaticogiudiziarie di chi vuol portare, per legittima ma esplicita avversione ai militari che svolgano il proprio dovere invece che obbedire ai politici di moda, un bel colpo al modo in cui, in questi anni, forze armate e intelligence hanno fatto fronte a sfide operative molto pesanti, senza demeritare ma naturalmente in piena cooperazione con le potenze occidentali e in primis con gli Usa, non con i pacifisti antiamericani, i Black Bloc e gli jihadisti.

Chi è l’anima della macchinazione mediatico-giudiziaria? La Procura di Milano e Repubblica hanno attaccato a fondo sulle presunte deviazioni avvenute nel Sismi in combutta con la Cia, per liberare l’Italia da personaggi fortemente sospetti di svolgere attività di sostegno al terrorismo jihadista. Sempre la Procura di Milano e ancora Repubblica, hanno prima frenato per molti anni sulle indagini tempestive che andavano compiute per smascherare che cosa davvero si nascondesse dietro gli illeciti di massa compiuti dalla security privata di Pirelli e Telecom negli anni in cui a guidarla era Marco Tronchetti Provera, per poi lanciare di gran carriera il tormentone secondo il quale dietro Giuliano Tavaroli non c’era nient’altro, ancora una volta, che Nicolò Pollari e i suoi uomini.

Infine, oggi, ancora Repubblica e la Procura di Roma si muovono sulle pista secondo cui il Sismi di Pollari fosse una centrale eversiva in grande stile, con un funzionario non addetto a divisioni operative ma a trafficare su giornali e internet incaricato come Pio Pompa nel ruolo di regista di presunte liste di epurandi avversi al centrodestra, tra magistrati, giornalisti, militari e quant’altro. Di fronte a tutto questo, Pollari è stato sostituito dal governo Prodi sì, ma senza alcun appunto al suo operato. Anzi, con la commedia di riservargli prima un posto al Consiglio di Stato, per poi rimangiarsi l’impegno, lasciandolo a disposizione di Palazzo Chigi e senza incarico.

Nel merito, sul caso Abu Omar, il governo Prodi non ha affatto cancellato il segreto di Stato sulle operazioni Sismi-Cia e in generale su tutte le attività internazionali di cooperazione coi servizi occidentali che si sono adoperati a questo fine, come chiedevano Repubblica e la Procura di Milano. Al contrario, il governo ha sollevato conflitto di competenza davanti alla Corte Costituzionale, nei confronti delle iniziative dei procuratori milanesi. Il che, se bisogna com’è logico immaginare che il governo in carica assuma una decisione simile sulla base di elementi ben considerati, tutto fa pensare tranne che a Palazzo Chigi siano convinti che Pollari e i suoi fossero una banda di sediziosi, inattendibili e felloni “in proprio”. Eppure, di fronte ai confusi file accumulati nel computer personale da Pompa per tentare di accreditarsi innanzi a superiori e politici, ecco che il Csm vota all’unanimità un documento in cui s’intona il grande allarme contro l’attentato alle istituzioni.


Il modello occidentale

Di fronte a questo quadro di sfilacciamento progressivo e di pratica impossibilità di difendersi in maniera adeguata, Pollari svolge attraverso la nota di De Gregorio un ragionamento che inevitabilmente fa imbestialire chi da anni l’accusa e resta con un pugno di mosche in mano. Che cosa dice, Pollari? Che non è istituzionalmente sensato, che l’ex capo del Sismi si trovi a rispondere solo alle domande della Procura di Milano per le ipotetiche deviazioni sul caso Abu Omar e su quello Telecom, solo a quelle della Procura di Roma su Pio Pompa.

Nelle grandi democrazie occidentali, quando si pone un problema di ordine generale sull’affidabilità, l’efficacia e l’efficienza di chi ha guidato un servizio d’intelligence, non sono i singoli magistrati ad aprire questa o quell’inchiesta: lo testimonia il fatto che i casi di esfiltrazione forzata di sospetti terroristi hanno riguardato più di una quindicina di Paesi europei, e in nessuno di essi passa solo per l’anticamera del cervello a un magistrato ordinario di procedere contro i rispettivi servizi.

Ricordiamoci bene che Angela Merkel, che pure era all’opposizione del governo Schroeder quando i servizi tedeschi si muovevano in maniera analoga al Sismi nostrano, appena entrata in carica ha confermato il vincolo del segreto di Stato posto dal governo Spd precedente. Negli Stati Uniti, quando la maggioranza repubblicana al Congresso ha accettato di mettere a tema l’accusa sollevata dai democratici di totale inadeguatezza dei vertici Cia e di implicito asservimento alla Casa Bianca repubblicana che voleva a tutti i costi la “prova fumante” delle armi di distruzione di massa per poter attaccare Saddam Hussein, come quando il Congresso si è posto il problema di fare le bucce all’intera strategia di intelligence e militare seguita dopo il 2003 nell’Iraq liberato da Saddam ma insanguinato dalla guerra civile, sono state incardinate commissioni d’indagine bipartisan, equilibrate e scrupolose, di fronte alle quali i vertici militari e dei servizi hanno potuto rendere conto di ogni loro valutazione e operato.

Non ci hanno certo pensato i procuratori distrettuali, a perseguire i vertici della Cia che i democratici – e anche alcuni repubblicani – consideravano pericolosi e incompetenti, o peggio. Per questo, Pollari ha proposto che il Sismi dei suoi anni possa rispondere a una revisione critica generale del proprio operato. Ma, in questo caso, visto che si chiede di far chiarezza, occorre trattare tutte le operazioni per le quali il vertice del Sismi ha dovuto – obbligatoriamente – confrontarsi con il vertice politico in carica. Per questo nella nota di De Gregorio che tanto fa urlare la centrale mediatico-giudiziaria si parla di tutti sequestri di cittadini italiani avvenuti in Iraq.

Per questo si parla del ruolo svolto dal Sismi a copertura dei nostri militari impegnati in tutti i delicati teatri operativi in cui Palazzo Chigi li ha inviati in questi anni: non solo quelli già citati, ma innanzitutto il delicatissimo scacchiere israelo-libanese di cui si sta occupando Prodi in visita a Gerusalemme. I malevolenti, vedono in questi esempi una sorta di oscura volontà di ricatto da parte di Pollari. E ripetono a nove colonne che non c’è alcun bisogno di questa supercommissione per svelare in pieno che cosa la politica abbia davvero ordinato a Pollari, perché questi deve rassegnarsi a rispondere alle domande dei pm come un qualunque sospettato di essere un malfattore.

Per conto nostro, non abbiamo alcuna fiducia che una commissione parlamentare d’inchiesta possa assicurare quelle funzioni di equilibrio e rigore di cui in altre grandi Nazioni si sono visti recentemente limpidi esempi. Comprendiamo dunque che Fini abbia bocciato la proposta avanzata da Mastella, visto che – quasi senza eccezioni – le commissioni parlamentari d’inchiesta sollevano solo polveroni destinati a non lasciare alcun sedimento utile. Ma che la proposta di Pollari abbia un senso e non sia quello ricattatorio, a noi sembra fuori discussione. Peccato che le urla di chi attacca militari e Sismi per antica storia e per nuove convenienze, non vedano nel circo mediatico voci altrettanto decise per opporre alle ragioni della delegittimazione e dell’infamia quelle delle istituzioni e del dovere.

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