Società

POLITICI
E CONFINDUSTRIA,
I DOSSIER ILLEGALI

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(WSI) –
Radar, uno dei sistemi informatici che in Telecom permettevano di violare il traffico telefonico delle persone senza lasciarne traccia in azienda, è stato utilizzato dalla divisione security di Giuliano Tavaroli per acquisire molti degli stessi dati ora scoperti dagli inquirenti nell’archivio segreto dell’investigatore privato Emanuele Cipriani (utilizzato da Tavaroli per questo dossier battezzato «Garden») su un gruppo di potenziali nemici di Tronchetti Provera.

E cioè su un gruppo di ex investitori della Banca del Gottardo individuati come gli autori di una email anonima inviata nel 2003 al presidente di Telecom per minacciarlo (se non avesse interceduto presso la banca affinché gli ex investitori recuperassero 10 milioni di euro perduti) di rivelare la presunta riferibilità a due italiani top manager del gruppo Pirelli di alcuni «conti cifrati» in quella banca, e l’asserito ruolo di un top manager straniero della divisione finanza Pirelli nella strana operatività su titoli di Borsa sempre baciati da guadagni sicuri.

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Le carte dell’inchiesta valorizzano ora questa vicenda non tanto per il suo ancora controverso contenuto finanziario (i manager Pirelli smentiscono, e alcuni mesi fa l’azienda ha denunciato alla Procura il fatto che uno di quegli investitori del Banco del Gottardo, convocato dai pm milanesi, avesse chiesto a Tronchetti soldi in cambio del proprio silenzio), quanto perché essa si incrocia con l’ancora misteriosa paternità della consultazione illegale del sistema Radar.
Caterina Plateo, impiegata Tim alle dipendenze di Adamo Bove (suicida il 21 luglio scorso), ha infatti consegnato ai magistrati alcuni bigliettini sui quali aveva trascritto i numeri di telefono che, a sua detta, Bove le aveva chiesto di estrarre da Radar.

Ora, dalla contemporanea decodifica-rompicapo operata dai carabinieri del Nucleo operativo di Milano del Dvd contenente l’archivio segreto di Cipriani con tutte le investigazioni commissionategli da Tavaroli, «è emerso che proprio Tavaroli si era procurato in Tim, grazie all’interessamento di Adamo Bove» e «con il ricorso al sistema Radar attraverso l’opera della Plateo», anche «le utenze cellulari in uso ad alcuni dei soggetti» poi radiografati proprio da Cipriani nel suo fascicolo «operazione Garden», con la consultazione illegale di banche dati sulle persone fisiche e sulle società dei potenziali nemici di Pirelli autori della minacciosa email a Tronchetti.

SEGRETI IMBARAZZANTI PER L’AZIENDA — E’ forse anche il gorgo di questi intrecci che spinge i magistrati a non dare peso alle dimissioni qualche mese fa di Tavaroli da Telecom: «Tavaroli va via da Telecom non come il dipendente infedele licenziato, ma come un potente dirigente che porta con sé segreti imbarazzanti per l’azienda»: come ex «capo della Security di un grande gruppo industriale in grado di ottenere qualsivoglia accertamento che passi dagli archivi e dall’opera delle forze di polizia attraverso il filtro di un investigatore privato», in uno scenario «ancora più fosco e destabilizzante se aggiungiamo la strumentalizzazione dell’operato anche dei servizi di informazione e sicurezza del Paese».

I VERBALI DI CIPRIANI — L’investigatore privato fiorentino, prima di essere arrestato con Tavaroli l’altro ieri, aveva fatto tre interrogatori, evidentemente (nell’ottica accusatoria) facendo melina sui fascicoli che man mano i carabinieri riuscivano a decrittare nel suo archivio Dvd. Così ora, nelle pieghe di alcune domande e risposte di quel 30 marzo, 20 aprile e 4 maggio, sinora segretate, si scoprono alcune delle vittime delle investigazioni commissionate da Tavaroli a Cipriani.

CESA, IL SIGNOR X — Una è Lorenzo Cesa, attuale segretario dell’Udc. «Effettivamente il suo nome non compare nei miei report, essendomi limitato a indicarlo come signor X. Trattasi di attività informativa richiestami da Tavaroli nel 2002 e relativa a personalità politica di spicco prossima a diventare segretario di partito, come dettomi da Tavaroli con richiesta di sapere tutto quello che potevo».

GLI AFFARI DI BRANCHER — «L’operazione Marathon» è relativa ad «accertamenti approfonditi sulla persona di Aldo Brancher (allora sottosegretario alle Riforme Istituzionali nel governo Berlusconi, ndr). Tavaroli voleva un’informazione globale». È minuziosa sotto il profilo economico: «Per gli accertamenti bancari che risultano nel dossier», Cipriani spiega di essersi rivolto al suo specialista in materia da 1.500 euro a scheda.

N.1 CONFINDUSTRIA — Prima di Montezemolo, era Antonio D’Amato. E Cipriani, quando gli mostrano una sua scheda rubricata 13608, spiega: «Trattasi di dossier informativo con richiesta di indagini a tutto campo, a me rivolta da Tavaroli».

FIORANI — Ben prima della scalata Antonveneta, anche l’ex patron della Banca Popolare di Lodi si guadagna un fascicolo di Cipriani: «Trattasi di una complessa attività di informazione sul conto di Gnutti e sul conto di Fiorani per operazioni che interessavano al gruppo Telecom su richiesta di Tavaroli», il quale «nulla di più preciso ebbe ad aggiungermi».

IL GIORNALISTA DEL CORRIERE — «Mucca pazza» era il nome in codice affibbiato a un’altra vittima delle investigazioni (non è ancora chiaro con che modalità) commissionate a un investigatore privato forse differente da Cipriani: il giornalista del Corriere della Sera Massimo Mucchetti, esperto di questioni economiche. E del resto nella finanza operano molti dei bersagli dei dossier, che via via si aggiungono ai vari Benetton, Carraro, De Benedetti, Della Valle, Geronzi, Gnutti, Marchini, Vittorio Ripa di Meana. Ad esempio il costruttore Pierluigi Toti, oggi anche azionista della Rcs ma «attenzionato» in passato come consigliere di Banca di Roma/Capitalia. O Guido De Vivo, direttore generale di Mittel, la finanziaria presieduta dal banchiere Giovanni Bazoli.

MARINA BERLUSCONI — Situazione singolare. In apparenza i detectives di Cipriani pedinano, e addirittura interrogano, un fotografo, M.A.: «Opportunamente ascoltato in sicurezza — si legge nel rapporto infoinvestigativo che stilano per Cipriani —, ha riferito: “Ero appostato in zona da circa due settimane per effettuare un servizio fotografico alla figlia del Presidente del Consiglio, Marina Berlusconi, che abita”» qui vicino. Chiosa Cipriani nella scheda: «Verosimilmente il fotografo non era in attesa né della Signora né della figlia di MTP (Marco Tronchetti Provera, ndr)». Ma intanto gli 007 privati di Cipriani stavano proprio sotto casa della figlia del premier.

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