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POLITICA ESTERA, VISTA DALL’ ITALIA

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(WSI) – Oggi, il problema principale – non soltanto per gli Stati Uniti – è l’Iraq, insieme al conflitto tra Israele e la Palestina, alle ambizioni nucleari dell’Iran e della Corea del Nord, e all’Afghanistan. Questa situazione potrebbe protrarsi nel 2006.

Iraq. Gli attacchi degli insorti e dei terroristi non accennano a diminuire. Centinaia sono le vittime, soprattutto tra i civili iracheni.
L’8 novembre 2005, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, all’unanimità, ha prolungato fino al 31 dicembre 2006 la permanenza della coalizione internazionale in Iraq, sotto il comando degli Stati Uniti.
Dopo l’elezione, il 30 gennaio 2005, di un’Assemblea costituente e di un Governo provvisorio, il 15 ottobre, con un referendum, è stata approvata la Costituzione. Il 15 dicembre si è votato per la terza volta per eleggere un Parlamento. L’affluenza alle urne è stata elevata e calma.

Stati Uniti. La popolarità di Bush è in forte calo e si allarga il fronte di chi chiede di abbandonare l’Iraq al più presto. Secondo le dichiarazioni del Segretario di Stato Condoleezza Rice e del Ministro della Difesa Donald Rumsfeld, già all’inizio del 2006, dovrebbe iniziare il ritiro di 20 mila soldati. Il Vaticano si è dichiarato nuovamente favorevole alla presenza di truppe straniere fino alla democrazia.
Queste sono le possibilità e le riflessioni più citate di fronte alla grave situazione:
– la disponibilità degli Stati Uniti a ritirarsi con un chiaro calendario e con la formazione di un’ampia coalizione regionale e internazionale (ONU, Lega araba, NATO, Unione Europea) per consolidare il Governo iracheno, eletto il 15 dicembre 2005;
– la necessità di cambiare politica e, forse, di avviare trattative con gli insorti, come sostiene anche la Lega araba;
– l’enorme pericolo di un ritiro immediato e unilaterale;
– come ultima ratio, la creazione di tre Stati indipendenti.
Accanto agli aspetti negativi, ricordiamo quelli indubbiamente positivi: l’eliminazione del regime dispotico di Saddam Hussein; le tre consultazioni elettorali e l’avvio di un processo democratico in Iraq, secondo quanto stabilito dalle Risoluzioni dell’Onu; il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza; le elezioni presidenziali e parlamentari in Egitto; la messa in guardia di Iran, Siria e Corea del Nord; la rinuncia della Libia ad un programma nucleare militare.

Israele e Palestina. Il ritiro dopo 38 anni dalla Striscia di Gaza ha provocato forti tensioni nel Governo Sharon, che ha presentato le dimissioni. Il Parlamento è stato sciolto e nuove elezioni avranno luogo il 28 marzo 2006. Sharon è uscito dal Partito di destra Likud ed ha costituito un nuovo Partito di centro (Kadima), al quale ha aderito il leader laburista Perez.

Iran. La situazione è tuttora grave. Il 24 novembre 2005, il Consiglio dei Governatori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica delle Nazioni Unite (AIEA) non ha preso alcuna decisione. La Russia cercherebbe di convincere l’Iran a rinunciare a produrre uranio arricchito sul proprio territorio.
Sono in corso contatti dell’Ambasciatore statunitense in Iraq Khalilzad, già Ambasciatore in Afghanistan, per indurre Teheran a contribuire alla stabilizzazione della situazione irachena.

Siria. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 31 ottobre, all’unanimità, ha intimato alla Siria di collaborare per l’individuazione dei responsabili dell’assassinio del Presidente del Libano Hariri e di cessare le attività di appoggio ai terroristi in Iraq e altrove.

Corea del Nord. Dopo la dichiarazione comune del 19 settembre 2005 – con la quale la Corea del Nord si impegnava a porre fine al programma nucleare militare in corso e ad aderire nuovamente al TNP – in novembre sono ripresi a Pechino i negoziati tra gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, il Giappone e la Corea del Sud con la Corea del Nord, che, tuttavia, fa nuove richieste.

Afghanistan. Le elezioni parlamentari e provinciali del 15 settembre 2005 si sono svolte senza particolari difficoltà. La partecipazione è stata buona (oltre il 50 per cento). La situazione, però, continua ad essere incerta con attentati e minacce, malgrado la presenza di Forze armate degli Stati Uniti e della NATO.

Germania. Dopo più di due mesi di negoziati, Angela Merkel è stata eletta Cancelliere. È un Governo di “grande coalizione” tra i democristiani (CDU-CSU) e i socialdemocratici (SPD).

L’Unione Europea e l’Italia. La situazione è ancora precaria. Il 17 dicembre 2005 il Consiglio ha approvato il bilancio per il 2007-2013.
Un’iniziativa politica di rilancio europeo, che avrebbe ovviamente un effetto stimolante sui vari problemi economici, è tuttora difficile. Potrebbe venire soltanto dai grandi Paesi fondatori: Francia, Germania e Italia.
Il nuovo Cancelliere tedesco Angela Merkel durante la campagna elettorale aveva accennato alla necessità che i sei Paesi più importanti dell’Unione – Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna e Polonia – costituissero un’avanguardia per procedere in settori qualificanti, in particolare nella politica estera e della difesa.
Sulla stessa linea si sono espressi, in Francia, il Presidente della Repubblica Jacques Chirac, il Ministro degli Esteri Philippe Douste-Blazy e Nicolas Sarkozi, Ministro dell’Interno e probabile successore di Chirac.
Il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha affermato che è necessario un rilancio da parte dei Paesi fondatori, come da tempo sostiene il Presidente della Repubblica Ciampi, questa Rivista (ndr: Affari Esteri) e chi scrive. Sulla stessa linea Romano Prodi.
L’Italia, data la sua caratteristica di Paese fondatore, potrebbe farsi promotrice di un’iniziativa al riguardo. Vi è anche un precedente: la Conferenza di Messina, dopo la crisi europea per la caduta della CED, la Comunità Europea di Difesa.

*ACHILLE ALBONETTI e’ Condirettore della Rivista “Affari Esteri”. E’ stato Consigliere economico della Rappresentanza italiana presso l’Organizzazione Europea per la Collaborazione Economica; Direttore di Gabinetto del Vicepresidente della Commissione Europea; Direttore per gli affari internazionali e gli studi economici del CNEN; Governatore per l’Italia dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica delle Nazioni Unite a Vienna; Presidente della Total italiana; Presidente dell’Unione Petrolifera.