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Poker online: blitz, l’Fbi chiude i maggiori siti americani

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WASHINGTON – L’Fbi, la polizia federale, ha chiuso i tre più grandi siti internet americani di poker, il Pokerstars, il Full Tilt Poker e lo Absolute Poker, e spiccato mandati di cattura contro gli undici loro più alti dirigenti per frode e riciclaggio di denaro sporco. (Nonostante il provvedimento, andando sui siti http://www.absolutepoker.com/
e http://www.pokerstars.com/ tutto funziona regolarmente). Secondo Preet Bharara, uno dei procuratori distrettuali di Manhattan, tre dei dirigenti, tra cui Chad Elie di Las Vegas, sono già stati arrestati nel Nevada e nell’Utah. I tre siti, ha aggiunto Bahara, devono rispondere della violazione della legge del 2006 che vieta negli Usa lo «on line gambling», il gioco d’azzardo in internet, nonché di incassi illeciti di oltre 3 miliardi di dollari, di cui oltre 1 miliardo di profitti.

STANGATA – La «stangata» dell’Fbi ha suscitato migliaia di proteste nel mondo della rete: «Per fortuna mi stavo giocando solo 300 dollari» ha scritto Jimi Schlinder di Madison nel Wisconsin, la cui partita è rimasta interrotta. «Li rivedrò mai?». Per il Los Angeles Times, che ha dato rilievo alla notizia, il sequestro dei siti da parte dell’Fbi segna probabilmente l’inizio della fine del gioco d’azzardo in internet dopo circa dieci anni. I grandi casinò, che sono legali e si erano inizialmente messi in società con i siti, hanno infatti troncato subito i rapporti con essi. Ma Full Tilt Poker si è dichiarato certo della innocenza dei suoi dirigenti, e Brian Sandoval, il governatore del Nevada, uno stato che deve la sua prosperità ai casinò, ha espresso l’auspicio che lo «on line gambling» alla fine venga legalizzato.

GIRO D’AFFARI – L’America è una nazione di scommettitori, il gioco d’azzardo è ovunque un’industria fiorente, da città come Las Vegas e Atlantic city alle riserve pellerossa. I soli introiti legali superano i cento miliardi di dollari annui, mentre s’ignora l’ammontare di quelli illegali, forse di poco inferiori. Si calcola che circa 15 milioni di americani giochino a poker su internet. Il procuratore Bharara ha spiegato che per svolgere la loro attività i tre grandi siti internet, con recapiti offshore, hanno corrotto o truffato alcune banche, inducendole a compiere versamenti a fittizie società commerciali in rete. Ha aggiunto che l’Fbi ha congelato i loro conti correnti in ben 75 istituti finanziari in 14 paesi diversi.

Esemplare sarebbe il caso di Chad Elie, un faccendiere di 31 anni. Elie avrebbe investito 10 milioni di dollari in una piccola banca dello Utah, la Sun first bank, e dato al vicepresidente John Campos un “bonus” di 20 mila dollari, ottenendone così la piena collaborazione. Assieme agli altri dieci dirigenti contro cui è Bharara ha spiccato mandato di cattura, rischia ingenti multe e alcuni anni di carcere. Dovrà inoltre regolare i conti con il fisco. Il giro di vite dell’Fbi contro il gioco d’azzardo illegale ha l’appoggio dall’amministrazione Obama, che vorrebbe regolamentare internet anche per questioni di sicurezza nazionale, e tassarla per rafforzare le casse dello stato, misure a cui i repubblicani, che controllano la Camera, s’oppongono in nome del libero mercato.

L’industria legale, che fornisce lavoro a oltre 350 mila americani, è rigidamente controllata e fornisce un sostanzioso cespite fiscale. L’amministrazione propone di affidare la sorveglianza della rete al Ministero della sicurezza nazionale, l’Homeland security department, ma l’opposizione ribatte che l’unico risultato sarà di spingere gli americani ad andare a giocare d’azzardo all’estero.

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